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Sorribes in cattedra, Lombardo grande rimonta

by Franco Marucci

Il meteo annunciava acquazzoni copiosi stamattina, e foolhardy sono stati gli organizzatori a mettere in campo alle dieci in punto le sei giocatrici dei tre quarti di finale mentre una pioggerella fine fine già inzuppava i campi e li rendeva scivolosi. Risultato: dopo uno o due games tutti tre gli incontri sono stati interrotti e il programma odierno è andato a gambe levate.

Questo articolo riguarda solo, per il momento, i due quarti Sorribes-Ferro e Lombardo-Pantuckova. Più tardi o domattina dirò degli incontri restanti, che sono in corso mentre scrivo, ma due di essi da tutta un’altra parte. E anche di questi inconvenienti negativi, o piccoli nèi, bisognerà parlare a torneo finito. È un peccato perché al momento abbiamo impegnati Chiesa e Matteucci e Donati. Le prime due giocano al glorioso Club qui a Firenze conosciuto come “i Ferrovieri”.

Come avete capito dal titolo, sugli scudi Sorribes e Lombardo. Giocavano su due campi attigui coperti (ma con ben poco out, e col folto pubblico quasi costretto in piedi a pestare le righe) dell’antistante e ospitale Club Sportivo. Ma la porta intercomunicante era chiusa o bloccata da un giudice arbitro, cosicché o si seguiva un incontro o l’altro. Io mi sono visto il primo set di Lombardo e poi tutta la conclusione di Ferro-Sorribes per tornare poi a vedere la fine, assai ricca di suspense, di Lombardo-Pantuckova.

Sono sincero, da quel poco, pochissimo visto stamattina all’aperto, c’era da avere paura per Beatrice Lombardo. In quei due o tre minuti di gioco sbagliava anche l’elementare e i calci di rigore, e all’interruzione era già sotto di due a zero. La musica cambiava di poco alla ripresa. Tanto per inquadrare subito l’avversaria, bisogna dire che la Pantuckova, confermando la mia sbirciata di ieri, ha un ottimo servizio, ma per il resto un tennis solo di rimessa e soprattutto di resistenza, che attua con un fisico robusto (tarchiato alto, per paradosso) ma al tempo stesso capace di straordinaria mobilità. Il movimento del servizio è indubbiamente molto bello: palla alta, accucciamento del corpo, e, da una posizione giustamente un po’ laterale, scarica violenta sulla palla discendente. Sia di prima che di seconda viene fuori un bello slice piatto sia al centro che esterno, e piuttosto ben mascherato in entrambi i casi. Quando la palla è in gioco Pantuckova si limita però solo a rimandare sostenuto, pur possedendo una sicurezza davvero non comune e due gambe a dir poco eccezionali. Difficilissimo farle il punto. Occorre un’accelerazione molto anticipata e angolata, con eventuale, o necessarissima discesa a rete a raccogliere il punto al volo.  D’altro canto la Pantuckova di una palla accorciata non ne fa di niente, e a rete non ci viene. Guardo sul taccuino e non trovo notizia che abbia messo dei vincenti in quasi tre ore di gioco. I punti li fa sugli errori dell’avversaria. La potremmo anche dire, con una vecchia terminologia, una pallettara di lusso.

Avendo Lombardo perso il primo set si poteva essere abbastanza pessimisti sull’esito dell’incontro. Con questo tipo di giocatrici bisogna avere enorme pazienza, e Beatrice non è una giocatrice paziente. Vuole chiudere tutto e subito  d’istinto.   Alcune smorzate cadevano in rete, parecchi attacchi finivano fuori, o venuta a rete con palle improbabili veniva bucata; o sbagliava facili volé e smash. Eppure a rete sa giocare: segno di un certo nervosismo. Pantuckova ringraziava e stava alla finestra; e frattanto si produceva in recuperi addirittura impossibili. Più combattuto,  anche il secondo set e con esso il match sembrava volgere a favore della ceca. Qui improvvisamente le cose cambiavano, e riacciuffata l’avversaria in extremis sul 7/5 il percorso diventava in discesa. In un certo senso Lombardo si metteva a giocare contro natura, tenendo palla più a lungo (scambi veramente interminabili, fino a 48 rallies) forzando al momento giusto. La Pantuckova peraltro non ha mollato un millimetro sino all’ultimo; è stata Lombardo che ha cercato e trovato più spesso il momento migliore per piazzare  il colpo risolutore. Sospiro di sollievo. Da questo incontro c’è da imparare che non si può giocare sempre allo stesso modo e bisogna anche, con umiltà,  adattarsi al gioco dell’avversaria. Né avere timore di scendere a rete in controtempo o quando l’avversaria è ormai fuori campo. Spesso Lombardo esita a farlo e invece di giocare al volo rischia (e sbaglia) lo schiaffo di rimbalzo sotto rete. Lombardo era visibilmente affaticata nelle ultime battute, e domani dovrà giocare una partita superlativa se vuole battere la Sorribes, che si difende benissimo epperò sa anche contrattaccare e fare il punto. Percentuali di errori al minimo, se Lombardo vuole arrivare in finale.

Sulla nizzarda (dico la Ferro, non l’insalata), una piccola premessa. È tornata qui lievemente irrobustita, forse un due o tre cm più alta, e un po’ più potente, ma insomma non potentissima. È anche un po’ meno chiusa e più espansiva, al bar saluta, e ogni tanto in campo se Dio vuole impreca, caccia un urlo,  e tira e poi subito raccatta la racchetta. Secondo me Ferro sapeva di avere di fronte un’avversaria difficile e di partire sfavorita. La tattica studiata di partenza, che credo di interpretare, era quella di abbreviare lo scambio per evitare la ragnatela della spagnola. Risultato, Ferro ha giocato sopra ritmo e al di là delle sue possibilità, cercando appena possibile l’accelerazione a sorpresa, o la prima caricatissima. Un po’ è andata bene, ma si è trattato di vincenti del tutto occasionali e la spagnola ha retto e reagito. Chi ha visto l’incontro ha notato l’intelligenza tattica della Sorribes, che cercava per l’appunto di non dare angoli alla francesina che a poco a poco non ha saputo più che pesci pigliare. Confermo: questa Sorribes vince il torneo.

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1 comment

Domenico 30 Marzo 2013 - 22:45

Complimenti per l’articolo molto dettagliato. C’ero anch’io a vedere quelle belle signorine, mi ha colpito il “braccio” della Lombardo, soprattutto nella naturale accellerazione del diritto “toppato” e delle angolazioni che riusciva a trovare. L’avversaria “lunga lunga e bischera bischera” sembrava un muro vivente senza essere capace di chiudere i punti anche i più invitanti.
Con riferimento alla Sorribes vorrei sottolineare la sua imponenza rispetto alla “Barbi Ferro” e la sua cattiveria agonistica che la faranno di sicuro brillare non solo in questo torneo.
Domenico

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