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Prendetevi gentilmente questi appunti.
- Un po’ di personalità. Nulla da dire sull’atteggiamento in campo di Nasty ieri a Stoccarda. Bene anzitutto la correttezza, e la capacità di reprimere e evitare intemperanze, gridi e getti di racchetta, o altro di anormale o sopra le righe. Comprensibile il pugnetto e il sì… quando staccava un vincente di lusso. Però la si è vista senza paura andare a questionare con l’arbitra su una chiamata contestata. Il completino giallogrigio le donava ed era fine. Ciò nonostante Nasty non si trucca, si presenta nature, acqua e sapone, e con un’aria ancora da studentessa. Le spalle sono belle larghe, sì, ma le gambe ancora filiformi, e perciò molto femminili. Né ho visto quella quantità industriale di forcine ai capelli che altre hanno, o i vari amuleti al polso e al collo e da altre parti. Buon segno.
- Coach Garbin. La Garbin, lei sì un po’ truccata, veniva inquadrata spesso dalla camera con mamma Burnett, la quale ultima non sta simpatica a tutti a quanto ne so. Ignoro i termini con cui la Garbin sia diventata coach della Burnett. Venti giorni fa era a Firenze a scrutare e seguire le under 18 per conto della Federazione (credo: cioè non era lì in forma privata). Forse è stata prestata alla Burnett. Né so se è una buona scelta. Certo Tati è stata un fior di giocatrice, ma non è sempre detto che i bravi allenatori siano gli ex migliori giocatori. Ricordo che qualche tempo fa, subito dopo il ritiro, lei allenava la Schiavone (era in tribuna a Parigi). E poi?
- Il terreno di gioco. Mi è parso che questo campo rosso coperto di Stoccarda sia duro come un sasso. E che assomigli dunque come tipo al cemento o gli si avvicini. Non ho visto lo strato di terra morbida o molliccia che permette di scivolare e rallenta il rimbalzo. Saranno stati i microfoni registrati in un certo modo, ma il suono del colpo giungeva metallico, come se le racchette fossero state tirate a 28 chili. Era facile fare un confronto tra la velocità di palla di Stoccarda e quella di Palermo solo un giorno prima. Quasi un altro sport. Epperò è ancora da vedere se questa terra così dura abbia favorito o sfavorito Nasty. Non sono ancora in grado di dire la gerarchia delle superfici che si adattano meglio al suo gioco. In teoria, essendo giocatrice di pressione e di anticipo e di uno-due, proprio il duro, e meno la terra.
- L’incontro. Ci sono e si sono visti dei margini di miglioramento, come no. Punto primo: la preparazione atletica. Forse avendo sempre giocato con giocatrici oltre il 100 WTA, ieri Nasty rimaneva spesso sul colpo e si faceva trovare ferma e incornare dalle ribattute violente e anticipate della tedesca. Urge che sia subito reattiva anche dopo un teorico vincente, perché le brave giocatrici trasformano una giocata di difesa in una di attacco. Idem sugli spostamenti: alcune smorzate non le ha prese, su altre è arrivata troppo tardi. Il lavoro più grosso è da fare sulle percentuali e sui gratuiti: via quegli sbagli sulle chiusure da tre metri dentro il campo. Naturalmente il colpo su cui maggiormente lavorare è il servizio. Bassa percentuale di prime, e soprattutto incapacità di mettere la prima quando è vitale: sul 40-30 o 30-40. Rimango dell’idea che il servizio debba puntare alla massima semplificazione dei movimenti: sistemazione dei piedi, lancio della palla, accucciamento, e impatto. Nasty fa almeno due movimenti superflui, e riunisce i piedi prima di impattare. Lo si insegnava o tollerava una volta, ma oggi è una variante in disuso, e non vedo più molti giocatori farlo. D’accordo, il servizio di una giocatrice ormai in carriera non è facile, e forse neanche consigliabile, modificarlo. Nemmeno Errani ci riesce. Però se il servizio si complica nel movimento, guarda caso è meno controllabile e le percentuali scendono.
E comunque scrivo e chiudo queste note ripetendo per la centomillesima volta che su Nasty bisogna puntare, e subito.