L’oggetto di questo articolo è l’imminente, imminentissimo incontro Errani-Azarenka: ne scrivo che sono le 12 meno un quarto di sabato 18, prima che le due giocatrici scendano in campo. A parlare dopo, alle quattro o alle cinque di oggi pomeriggio, sono bravi tutti. Io scrivo anche, se non di preferenza, prima degli incontri. Ma consentitemi, come dicono i politici, di dare intanto uno sguardo panoramico alla settimana dei tornei che si chiudono, e a quelli che si aprono domani o lunedì.
È ovviamente alle porte il Bonfiglio, ma avremo modo di riparlarne, è in atto solo il prologo. Piuttosto voglio commentare le battute finali del torneo di Santa Croce. Il mio sottotitolo in parentesi si riferisce come si capirà a Stefano, non Giorgio, Napolitano. Non parlo in questo Blog di politica, me lo vieto. Neanche fossi un profeta avevo notato giorni fa che Stefano va a gonfie vele nei tornei Grade 2 e soprattutto 3, ma fatica e anche perde in quelli Grade 1 o degli Slam giovanili. Non fa insomma la differenza. Io ne sono un po’ deluso, anche se non si parla senza essere bene informati. Magari ieri Napolitano, che ha perso in semifinale, aveva una coscia fasciata o aveva digerito male. O l’avversario francese è validissimo e fortissimo e non lo sapevamo. Epperò queste sconfitte si ripetono un po’ troppo spesso, da parte di un giocatore che credo sia ritenuto come mezzi il terzo in gerarchia del nostro vivaio 1995-1996, dopo Quinzi e Baldi. Mi sa che ora come ora Napolitano è anche più debole di Donati, o è Donati che ha fatto dei bei passi avanti. Il femminile continua ad essere avaro. Non c’erano a Santa Croce tutte le “reginette” (ormai molti sanno di cosa parlo), ma rischio di ripetermi dicendo che sono tutte e cinque o sei o sette (quelle del 1996) delle brave e buone giocatrici, ma senza possibilità di competere, al momento, a livelli alti e di eccellenza. Anzi ormai sentono tutte sul collo il fiato di altre del 1997, 1998 e anche 1999. Ho lanciato giorni fa il nome di Ines Ibbou, 1999, che dai risultati che fa mi pare sia in rampa di lancio, una specie di campionessa del futuro. Debbo ripetere anche il rammarico sempre più profondo per aver noi smarrito per strada Martina Trevisan. E lo dico perché a 17 anni lottava a Parigi giovanile con Christina McHale, la quale l’altro ieri è stata a un passo dallo sgambettare Sara Errani. Non solo, ma giocava pure alla pari con Kristina Mladenovic, ora stabilmente nelle prime 100 WTA.
Sulla sindrome del ritiro potremmo scrivere dei libri. Il tennis è purtroppo uno sport nevrotizzante, e la tensione che si accumula si può mascherare ma non eliminare; arriva in fondo chi la gestisce meglio. Il ritiro può essere di due specie: durante l’incontro o prima, semplicemente non giocando per rinuncia. A volte è di natura fisica, ma è più spesso di oscura origine psichica. Il record dei ritiri durante credo spetti di recente a Romina Oprandi: sino a due anni fa su due partite che giocava in una si ritirava, per malanni appunto misteriosi. Il tennis è anche lo sport più scaramantico. Nadal, ai cambi di campo, ci mette quindici secondi a disporre in terra le bottigliette di acqua secondo un progetto geometrico di Miró; Sam Stosur credo abbia detto che quando vince si rimette gli stessi socks (sporchi?) del giorno prima. E via dicendo.
Non sono sinceramente un Azarenkologo, e non conosco la giocatrice così bene da poter azzardare un pronostico. Mi pare che tiri più piano e sia più fallosa della Sharapova, che ha lo stesso tipo di gioco. Ma è di lei molto più fragile ed emotiva, e questo può fare la forza di Sara. La quale, a mio avviso, avrebbe perso contro la Sharapova, ma non soltanto perché la Sharapova in questi ultimi 15-20 giorni non è calata nemmeno di un millimetro e sta giocando così da Stoccarda in avanti, quanto perché Sara sta invece rendendo al solo 70% del suo potenziale. Giocasse oggi come ha giocato a Madrid contro la Makarova, avrebbe molte possibilità di vincere. E’ anche vero che per giocare a tennis it takes two. Ieri sera la Azarenka ha fatto vedere se non altro molte pause di rendimento, e perciò anche alte percentuali di gratuiti. Il suo notorio tallone di Achille è la scarsa gestione della tensione; ma anche Sara qui a Roma non gioca del tutto tranquilla, e le troppe aspettative potrebbero danneggiarla. Chi vivrà vedrà.