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Errani e il mal di stomaco

by Franco Marucci

Da qualche tempo a questa a parte Sara Errani soffre di una forma ricorrente di mal di stomaco: in senso figurato, puramente psicologico (diciamolo il classico “peso sullo stomaco”) e come ieri anche in senso letterale. Ma è la metabolizzazione più che evidente di un disagio mentale che si manifesta ad intermittenza quando scende in campo con giocatrici che conosce, e sa in anticipo (un giorno intero per pensarci qui a Parigi!) che il match potrà vincerlo con molta fatica, solo giocando non meno che all’80% o forse più, al 90% delle sue potenzialità. È una sindrome non molto rara, che si è acutizzata da quando è entrata nelle top 10. Bisogna farci l’abitudine, perché da n. 5 si gioca sempre più spesso, anzi ipso facto, con giocatrici che ti stanno dietro. Direi però che la Navarro è il tipo di giocatrice che più Sara teme e soffre, e non ve ne sono tante nel circuito: le giocatrici di regolarità, non picchiatrici assatanate, non di uno-due, che perciò sbagliano poco. Giocatrici speculari a Sara, e che però all’occorrenza, se accorci, non si fanno pregare, e ti stampano un bel vincente. Ricordate a Roma Sara contro la McHale? Ecco, intendevo questo tipo di giocatrici (o per esempio anche la Stephens, o, ahimè, la Radwanska). Questa somiglianza tra Sara e Carla si basa su: rotazioni esasperate di diritto per Sara, di rovescio per Carla, fisico minuto e tosto; Sara ha dalla sua maggiore resistenza e maggiore capacità di spostamento; Sara è deliziosa e micidale nella smorzata e infallibile a rete; Carla sbaglia i rigori invece a rete; epperò con quel sublime rovescio a una mano fa molti più punti da dove le altre bimani rimettono. Peccato che Carla serva così debole e non faccia aces, e che stia così indietro sul servizio avversario: altrimenti sarebbe una campioncina, e può anche diventarlo (il suo allenatore chissà quante volte le griderà: pugnetto!). Cosicché su quel servizio lento e alto e arrotato di Sara, soprattutto nel dispari, Carla faceva poco o nulla, non avanzava per anticipare, anzi addirittura a volte sbagliava direttamente colpendo la palla in fase troppo calante, quasi mentre toccava terra per darle più effetto.  È stato un classico match nel quale era più facile perdere il servizio che vincerlo, da entrambe le parti.

Stenterete a crederlo, ma ieri pomeriggio, avendo avuto da preparare il mio intervento al convegno “Global and local” di Venezia, e da correggere le bozze del mio Joyce, ho acceso il televisore molto tardi: e quando sono apparse le immagini per puro caso la Errani si era appena seduta sulla sedia attaccata dalle convulsioni, a testa bassa e tastandosi l’addome. Io, forse non sapete,  guardando il tennis tengo di preferenza l’audio spento, e sul monitor non compariva per minuti il punteggio. Tengo l’audio spento per vari motivi scaramantici, ma anche perché i telecronisti a volte dicono delle belle sciocchezzuole, o due cose giuste e una opinabile su tre. Poco dopo, durante il match della Radwanska, ho sentito dire parecchie bestialità, come che la Radwanska ricordi Murray e la Sharapova abbia un fisico di marmo!

Ma torniamo a noi: mentre ormai mi immaginavo che la Errani fosse sotto di un set e prossima a perdere l’incontro e in fase insomma di rottura, ne attribuivo la causa al freddo di Parigi, e la tosse mi sembrava quella di una bronchite da raffreddatura come accade ai ciclisti in alta montagna. Bene, il torneo di Sara è finito, mi dicevo, mentre mia figlia Francesca si allarmava vedendo Sara distesa a terra come se le si praticasse un goffo massaggio cardiaco. Quando dopo minuti è rientrata in campo, e ho visto il punteggio di 5 pari, e la rapida chiusura del set con Sara sfiduciata che ogni tanto si toccava l’addome, non le davo più un euro bucato, ed ero sicuro di una rapida deriva per onore di firma: forse anche un ritiro, paventavo.

L’incontro, avete visto, è stato poi di quelli che si sono giocati dapprima in maniera altalenante, poi nel terzo e da metà del terzo punto su punto. Sul 5 a 1 Carla era provatissima eppure non mollava, lasciava solo le smorzate imprendibili, tirava il suo rovescione appena Sara accorciava di un metro, e spadellava a rete in modo ignominioso; ma Sara continuava a non giocare bene, più lenta e fallosa del solito nei recuperi. E il terzo non l’ha mai avuto in tasca, Carla abbozzava una rimonta, e alla fine si è tirato un sospirone.

Sara, mi sa,  ha vinto più per il calo fisico di Carla che per una riacquisita, netta superiorità. È da un mese che gioca maluccio e a velocità ridotta. Se gioca così piano e tremolando fa poca strada e in finale non ci riarriva. Avendo visto dopo e prima altre giocatrici si ha, come spesso, la sensazione che debbano poi fare polpette di Sara in un ipotetico testa a testa. Epperò come ripeto a tennis it takes two, e quelle bordate imprendibili altre giocatrici magari non le tirano o le sbagliano davanti a Sara. Sara può far giocar male e irretire molte che hai visto poco prima vincere giocando alla grande.

  Sul fronte del giovanile impera Rocambole. Beatrice Lombardo, ripescata, strapazza quella che ha battuto nelle quali la Pairone. Napolitano come suo solito vince all’ultimo punto e quindi soffre e stenta. Quinzi arriva a Parigi sul velluto, sembra in grande spolvero. Baldi non è in formissima. Rimane da fare la solita constatazione che se le nostre tre migliori 96 perdono già nelle quali di uno Slam non stiamo molto bene, anche perché è un risultato negativo ormai ciclico. Mi pare che l’ultimo nostro vincitore qui a Parigi junior sia Matteo Trevisan.

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