Scoperta Lucrezia Stefanini

by Franco Marucci

A differenza dello scorso anno, in cui vennero a Firenze in massa, quest’anno i magiari hanno portato a Firenze solo due giocatori, se non vado errato. Hanno puntato sulla qualità anziché sulla quantità. Stanno da tempo disperatamente cercando di lanciare in orbita ATP e WTA qualche giocatore e qualche giocatrice, dato che la nazione ha una tradizione tennistica di tutto rispetto, direi anzi gloriosa, che però negli ultimi venti o trent’anni anni si è un po’ essiccata. Io ricordo Gulyás, che batteva anche Pietrangeli, e in tempi recenti Taróczy e la Temesvári, che la Reggi non riuscì mai a battere (ed era anche un gran bellezza, per quanto un po’ algida: ha fatto anche foto osé; e si chiamava Andrea, come la Petkovic). Tra parentesi, sto attento alla fonetica magiara e a non sbagliare gli accenti vocalici, che sono incomprensibili per un appartenente come lingua all’indoeuropeo. Una volta sono stato a Budapest, dove per fortuna parlano un po’ di tedesco (per i residui del vecchio impero), e oggi un po’ di inglese: quella lingua loro, il magiaro, ha un tasso bassissimo di parole a noi riconoscibili. Per tornare a bomba, anni fa qui a Firenze fu finalista, perdendo dal desaparecido Gaio, proprio un ungherese che ora è approdato nell’ATP, e, classe 1992, potrà forse fare una buona carriera: Marton Fucsovics. Ma gli sforzi notevoli che fa quella Federazione non sono per ora premiati. Che c’entra questo cappello? Beh, i due magiari portati qua, Biro e Gálfi, sono per ora ai quarti dei loro tabelloni, e teste di serie alte; ed entrambi hanno oggi battuto giocatori italiani, e possono anche candidarsi alla vittoria del torneo.

Biro, muto in campo come Furlan, lo ricorderete, e a cui assomiglia anche nel colpo d’occhio (bassotto, stesso taglio di capelli, ma rovescio bimane) ha battuto un nostro poco conosciuto ma che si è fatto onore, Diego Morelli. Questo nome apparentemente del tutto italico (come dire Brambilla) è portato in realtà da un bel ragazzo di evidente nascita asiatica, forse adottivo o figlio di madre di quelle latitudini. Partita senza storia, perché Morelli voleva fare al braccio di ferro e spingeva e spingeva ma alla fine sbagliava o veniva trafitto. Epperò l’impressione è che il ragazzo sia ancora acerbo e possa dare molto di più. Dalma Gálfi è dall’anno scorso un mio pallino, uno dei tanti. È una bellezza di carnato chiaro, forse un po’ arcigna al primo impatto: ovviamente bionda, alta, corpo magnificamente snello rivestito di completini elegantissimi, oggi uno arancione.

Dalma Galfi 1

Dalma Galfi 1

Ho dato all’inizio del torneo una dichiarazione di voto indicandola come la o una delle favorite, ma alla luce della partita di oggi ne sono meno sicuro. Ho scoperto Lucrezia Stefanini. Che stesse per fare qualcosa di grosso, e potesse sfiorare l’impresa, lo avevo subodorato vedendola rimontare e vincere sulla austriaca l’altro ieri. Oggi per mezzora ha giocato in modo semplicemente perfetto, imbrigliando l’avversaria con un tipo di gioco che lei non si aspettava; e le c’è voluto appunto tutto quel tempo per approntare delle contromisure. Da principio Lucrezia dava alla Gálfi solo palle senza peso come piume, già dal servizio che sembrava la battuta flottante della pallavolo. Gálfi impostava testarda il tic tac di spinta, ma come si sa le palle flosce a centro campo sono delicatissime da gestire, e puoi cercare l’incornata e farti magari incornare, o mettere in rete o fuori il potenziale vincente. Tranelli orditi sapientemente con inaspettato acume dalla nostra, con Gálfi imbestialita, imprecante, colpevole di ripetuti lanci di racchetta, e piangente nell’asciugamano ai cambi di campo.

Dalma Galfi 2

Dalma Galfi 2

Come si sa la trance agonistica dura poco, e Lucrezia ha ceduto piano piano campo e Dalma ha trovato più pazienza. Ma da oggi Lucrezia va tenuta d’occhio. Complimenti.

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