Novantanove su cento il torneo femminile lo vince questa giocatrice, Kristina Schmiedlova, già finalista lo scorso anno. Il curioso è che ha demolito sulla sua strada tre italiane, una acerba (Tatiana), una semimatura (Simonelli), una agli ultimi fuochi del giovanile e che, già in possesso di una discreta classifica WTA (dico per l’età che ha), è pronta a cimentarsi nel circuito maggiore (Brescia): sul che, in bocca al lupo Georgia! La bizzarria delle classifiche è tale che Kristina – la chiamo così d’ora in poi per non digitare quel complicato nome slovacco che mi fa ogni volta impappinare la tastiera – è avanti di cento posti rispetto a Georgia nel ranking ITF junior, ma dietro nelle classifiche WTA (890 contro 1127). La domanda è quanto vale realmente Kristina, che è così indietro evidentemente solo perché di tornei senior ne ha fatti pochi. Direi intorno al 400 WTA comoda comoda: forse anche di più. Kristina è come la Milano-Sanremo nel ciclismo. Una classicissima. Il suo gioco è molto bello a vedersi, armonioso e non strappato (e neppure urlato), quanto è efficace e letale nei risultati. Gioco redditizio e estremamente simmetrico, semplice e naturale. La ragazza è corretta, signorile sul campo, e non ruba e non si lagna, punto primo. Sempre a testa bassa, non impreca, non lancia di norma né sbatte la racchetta. Introversa forse. Questo suo “classicismo” si rivela sin dal servizio, composto di tutti i movimenti previsti in sincronia, con apertura ampia del braccio, veloce snodatura e impattata alta da cui esce una prima dalle buone percentuali, e spesso vicina alle righe e direttamente sopra quando occorre. Velocità un buon 150/160 km orari in apparenza. La campionessa di razza serve l’ace sulla riga, nemmeno a farlo apposta, quando ce n’è bisogno: e Kristina oggi con la Brescia lo ha fatto spesso per nostra sfortuna. Ma il colpo capolavoro di Kristina è il rovescio bimane, con cui può letteralmente fare quello che vuole, e metterlo dovunque anche in condizioni sfavorevoli. È un colpo giocato con il pilota automatico, tanta ne è la sicurezza, e che dimostra la dote che caratterizza il buon giocatore e il campione: la coordinazione massima tra ricerca della palla, posizionamento giusto delle gambe e impatto anche sempre leggermente di controbalzo. È proprio di qui che vengono i punti di Kristina, se solo si potessero avere le statistiche come alla tv: anticipando il colpo, magari da un metro o due dentro il campo, il rovescio può puntare all’angolo scoperto o mirare al contropiede. Nèi? Direi il diritto in avanzamento, perché con le impugnature così girate devi usare molto polso per raccogliere le palle che rimbalzano all’altezza del ginocchio. Poi, cronico, il carente gioco a rete: non so se ci avete fatto caso ma le giocatrici sbagliano spesso volées elementari, che il mio amico Cosimo al mio circolo metterebbe a segno con facilità irrisoria; e non smecciano più: attendono che la candela atterri e tirano un drittone di rimbalzo, oppure lo schiaffo al volo. Anche Kristina ha sbagliato due smashes facili facili, e avendoli sbagliati, appunto, prudentemente non ne ha più tirati. Una semifinale sarà tra Kristina e Galfi e una tra Vondrousova e Jokic: colpa mia se queste due ultime non le ho mai messe a fuoco in modo da poter dire se la prima semifinale è la vera finale.
Nel maschile siamo rimasti ai quarti quasi all’asciutto, e i nostri colori saranno difesi dai soli Stefanini e Berrettini, epperò con serie e concrete speranze di andare anche in finale per entrambi: più difficile il cammino di Jacopo, che trova domani Biro, l’ungherese navigato, e un osso duro, e se lo batte uno fra Haerteis e Blasko. Su questi due ultimi non mi posso esprimere perché non li ho visti più di cinque minuti per incontro. Comunque senza fare troppo baccano dobbiamo gioire per il buon torneo del quindicenne Ramazzotti, che ti è andato a perdere solo 6/4 6/3 dalla testa di serie n. 1 che aveva pure 18 anni, e cioè tre di meno di lui e cioè tennisticamente una vita. Che sia la volta buona? Non sarebbe il classico amaro da prendersi dopo pranzo, ma un bel ricostituente per il tennis maschile italiano.