L’Italia tennistica sta in ansia per la coscia sinistra di Sara Errani. Non so se Sara avrebbe potuto lottare dal 4-3 contro in poi quando le è sorto quello strappo; è vero che Serena aveva messo in rete o fuori qualche vincente di troppo, e non era brillantissima, e che Sara cominciava a entrare in partita e macinare gioco. Oltretutto quel 4-3 Serena l’aveva ottenuto anche con due nastri favorevoli di seguito, e al secondo si era coperta pudicamente il volto con le due mani. Debbo dire che Serena, per quindici anni cordialmente antipatica e con la notoria puzza sotto il naso, è da qualche tempo diventata simpatica, anzi simpaticona, e ora mastica qualche parola, anzi varie parole in un italiano più che decente. No, non so voi, io non credo che Sara avrebbe potuto lottare, pareggiare e vincere il trofeo. Ma nel tennis come nel calcio la palla è rotonda. E vi rassicuro, non ci siamo telefonati, io e Sara, per finalizzare quel nuovo movimento di servizio, dopo che da circa quattro anni andavo implorandola da queste colonne di fare qualcosa per rendere il suo servizio meno attaccabile e più offensivo. Avete visto? Movimento abbreviato con subito la racchetta dietro la nuca e tentativo di impatto più forte e piatto o anche tagliato. Sennonché cambiando l’ordine degli addendi, o meglio sottraendoli, il risultato non cambia e il servizio viaggia a 106 km l’ora lo stesso, e la seconda atterra corta e doma, e c’è scritto sopra: attaccami. Quel movimento è tipico delle spagnole e mi sembra serva così la Llagostera oltre a molte altre sue conterranee. Finendo con la Errani prima di passare al Bonfiglio, rilevo che questi guai alla coscia sono cronici e minacciosi, e non possono che andare e venire, o meglio essere sempre sul punto di venire giocando un torneo dietro l’altro e soprattutto singolo e doppio. Cara Sara, ormai hai 27 anni, e forse qualche torneo di doppio si potrebbe lasciare alle altre. Sara, con quei capelli tutti pettinati indietro e la crocchia sopra la nuca, anziché il cipollino sul cocuzzolo come tante, sembra del resto già una nonnina…
È iniziato il Bonfiglio ma mi guardo bene dal riassumere e commentare i 48 incontri odierni, perché ci sarebbe da impazzire: del resto i risultati sono tutti più o meno entro la norma, cioè abbiamo perso e vinto come è naturale che accada, con qualche sorpresa negativa (per esempio la Hofer, ma contro la ineffabile Tornado). Parlo invece della ceca Markéta Vondroušová, quindici anni non ancora compiuti, che ha spento oggi a mezzogiorno ogni velleità della nostra Tatiana Pieri vincendo con un punteggio oltremodo severo. Premetto che Tatiana giusto oggi ha portato a termine una epica scalata del ranking ITF junior, passando da ranking zero in cui si trovava sino alla bellezza del n. 387: ha fatto insomma una rimonta tipo Pantani dei tempi d’oro. Non solo è la migliore 1999 italiana in classifica, largamente, ma è la dodicesima italiana under 18 nella classifica generale. Questo partecipando solo a quattro tornei da fine aprile a oggi, e grazie a due semifinali. Sennonché Tatiana non è fra le migliori in classifica internazionale del suo millesimo, e varie molto meglio classificate di lei sono iscritte a questo Bonfiglio. Ho scartabellato stamattina su Internet e più navigavo più mi rendevo conto del compito proibitivo di Tatiana. Costei, la Markéta Vondroušová, tali gli accenti, è stata finalista all’Orange Bowl 2013, e vi sono anche alcune immagini molto eloquenti su Youtube di questa finale: splendide, e splendidi i movimenti e i colpi di questa giocatrice già molto alta, fisicamente formata, mancina, con un diritto carico e anticipato con infallibile tempo sulla palla, un rovescio a due mani alternato in difesa con un back già adulto: e che bel movimento di servizio, variato nelle rotazioni e negli angoli. Una delle tante con il braccio d’oro. E come si muove bene, flessuosamente, e come rientra agevolmente al centro dopo il colpo. Epperò, mi dicevo come sempre, mai dire mai. Tatiana sembra sempre surclassata dalle avversarie in termini di fisico, di potenza, di braccio, di qualità tennistica, e anche di ranking, poi però alla fine vince lei. A Firenze la Markéta un mese fa non ha del resto propriamente incantato né ha fatto sfracelli, perdendo 6/3 6/1 in semifinale dalla Jokic, vincitrice, è vero, ma la Jokic è a sua volta giocatrice leggera, regolarista, non eccezionale. A me questo punteggio di 6/1 6/3 inflitto alla Pieri pare troppo severo, e vorrei sperare bugiardo. Un doppio 6/4 mi sarei aspettato per la ceca, o anche che potesse vincere al terzo: ma non 6/1 6/3. Tatiana inizia sempre bene e infatti ha brekkato l’avversaria al primo gioco, ma ha poi perso sette giochi di fila in malo modo, senza opporre resistenza. Mi figuro che la ceca abbia sempre attaccato prime e seconde, messo subito all’angolo Tatiana con un gioco di pressione, e tenuto agevolmente i suoi servizi. Epperò c’è stato un momentino del secondo, 1-0 contro, in cui Tatiana ha reagito, si è portata con controbreak sino a 2-3, pareva aver riaperto la partita. In quel momento, accidenti, mi ha telefonato uno scocciatore e mi sono dovuto allontanare dal live scoring, e tornatovi il match era già chiuso con la Vondroušová vincitrice. Il torneo ci dirà se questa giocatrice sarà una rivelazione già dal prossimo turno, perché avrà di fronte la Bellis finalista a Santa Croce, la quale, anche lei quindicenne, la sopravanza di una manciata di posti in classifica, addirittura. Quanto a Tatiana ribadisco che ha pescato là a Milano uno dei sorteggi peggiori che le potesse capitare; è anche possibile sospettare che la “stesa” di Santa Croce presa dalla Samir non l’abbia ancora psicologicamente smaltita e digerita. O che sia in un momento di normale flessione. Ma vi sono partite che ancora Tatiana non riesce a leggere, e nelle quali entra in serie negativa senza trovare il bandolo per uscirne: rare ma ci sono. Voltiamo pagina, rimbocchiamoci le maniche.