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Prato vs Genova: le meraviglie

by Franco Marucci

N.B. Una versione molto più ampia e più… ufficiale di questo post è stata pubblicata su “Stamp Toscana quotidiano digitale” al link http://www.stamptoscana.it/articolo/sport/tennis-a1-femminile-prato-parte-bene-contro-genova-3-1.

Non so se avete visto l’omonimo film, e quanto vi è piaciuto. A me non tanto, anzi poco: trama faticosa, che non vuole farsi spiegare, senza sugo, a parte forse il finale. Ma Alice Rohrwacher è giovane e avrà modo di rifarsi: ed è giusto che un’opera prima sia un’autobiografia, e anch’io, nel mio piccolo, ne ho scritta una per cominciare, anni fa, qualcuno lo ricorderà.

Prima di venire a oggi, e al perché scelgo questo titolo, faccio un passo indietro a SM di Pula. Anch’io come Omero qualche volta sonnecchio, e avevo dato Steffi Rubini finalista e possibile vincitrice, con eccessiva esuberanza.  Ho fatto cilecca, non ci ho preso. Ma sentite: Steffi ha perso 6/2 7/5 dalla Csoregi, e cioè stava per attirare l’avversaria in quella zona calda del match da cui lei, Steffi, esce quasi sempre vittoriosa, facendo vedere all’avversaria la vittoria e poi togliendogliela da sotto il naso. Se magari Steffi vinceva il secondo e si andava al terzo le cose cambiavano. Poi ad ogni mondo il torneo lo ha vinto questa ungherese, quindi…

Le meraviglie si son viste a Prato, Serie A 1 femminile. Chissà come non ricordo un giorno grigio e piovoso e freddo da quando frequento questo circolo. L’ultima volta che ci sono stato era maggio scorso, e ne tornai via inviperito e deluso perché Tatiana Pieri aveva buttato il match e il torneo contro la Parazinskaite. Ma era un giorno splendido come oggi. Ho rimpianto di non aver portato la crema solare: ora sono rosso in faccia come un peperone. Ho spesso detto che a livello panoramico, di colpo d’occhio, e di piacevolezza dell’ambiente, il Ct Prato è fra i primi cinque circoli toscani: ma oggi il mio amicone Piero Cammelli, ovverosia Pierocamel, il più fine intenditore di tennis fra i grandi fotografi, mi ha corretto: è il secondo circolo e italiano, non ho capito bene in base a quali parametri. Insomma si sta tanto bene in questo circolo: ho poi capito che non c’è una foglia appassita nei giardini, i prati sono rasati e verdi, e tutto è in ottimo ordine perché ci vuole un patrimonio per farsi soci: anzi è impossibile, perché le iscrizioni sono chiuse.

Ora oggi ero a Prato appunto per vedere dal vivo, dopo avere fatto il cieco fingendo di avere la vista per qualche mese, qualche giocatrice che non conoscevo. Non sto a dire che Prato ha battuto Genova per 3 a 1. Né mi voglio occupare troppo di tre dei quattro incontri: Genova ha assoldato una ungherese senza ranking ma bella solida, e infatti ha vinto contro la slovacca di Prato che anche le assomiglia. Poi questa ungherese ha fatto il doppio con la Mortello. Vedendole palleggiare fra loro prima del match  – dico la ungherese: Reka Jani, che non spiccica parola in italiano – ho per un attimo creduto che la Mortello fosse la Pigato, Giorgia, classe 1999, una delle poche babies che non ho visto ancora all’opera. E che sto cercando in giro come quella figurina introvabile del Catania quando si faceva la collezione dell’album Panini. Magari. Errore madornale: ma Giorgia sembra così giovane! E invece ha trent’anni suonati. Ha anche un rovescio a una mano semidivino, con un impatto abbreviato sempre in tempo, e una bella sbracciata in avanti. Tennis classico, molto educato, salvo il servizio largamente deficitario e troppo appoggiato, e con movimento un po’ goffo. Poi in campo è un’altra storia, e la Mortello si faceva sempre rubare il tempo e intuire.Taccio anche di Brianti-Camerin, anni fa sarebbe stato un incontro di cartello. Oggi le due veterane “se le sono date di santa ragione” (Nibali), e mi dispiaccio non abbia vinto la Brianti che ha tutto della grande tennista salvo il fisico un po’ rachitico: un rovescio, quanto meno, sublime, sia coperto che in vellutato slice. Ma la Came è saggia, finge di arrabbiarsi e invece tiene in mano le redini dell’incontro. E raccoglie.

Vengo a Martina Trevisan. Stavo sugli spalti con il termometro o il misurino, per poi fare la diagnosi dopo tre-quattro anni di digiuno. In sintesi: devo rivederla, forse oggi ha giocato al di sotto delle sue possibilità. Ha vinto ma di un pelo, contro un’avversaria intelligente, tenace, mai doma, soprattutto molto mobile, Alice Balducci. Come suo solito Martina sposta agli angoli le sue avversarie se ci riesce: con il diritto piatto, più che con il rovescio. Ma il colpo non sfondava subito e Martina si accaniva e sbagliava più del solito. Oggi certe giocatrici giocano di percentuali, vedi la Giorgi: se un giorno sei meno precisa vai sotto. Tre o quattro cose direi per il momento: il rovescio di Martina fa pochi punti e va spesso corto, e deve diventare più spinto e dare più vincenti; il servizio mi pare il colpo su cui più lavorare, facendo da ora in avanti cestini e cestini. La prima è floscia e senza peso, proibiti gli aces,  benché da lei mancina esca a volte lo slice esterno sul servizio dispari. La seconda è pericolosamente insicura. Sarà, ma ho contato qualcosa come una decina di doppi falli.  Ma: e la smorzata? Ne fa poche la nostra, e anche a campo aperto e con l’avversaria dietro la riga rischia lo sparo, e magari sbaglia. Altro punto: ha il gioco a rete, sa giocare egregiamente di volo, ma non segue quasi mai a rete il colpo che mette in difficoltà l’avversaria.

Da domani la settimana degli addii: SM di Pula chiude, e se ne riparla a marzo prossimo. Ma voglio scriverne ancora, mi ci sono affezionato.

 

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