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Campioncine in vetrina a Prato

by Franco Marucci

Oggi ho riempito gioiosamente alcune caselle vuote del mio inventario tennistico: ho cioè visionato di persona, dopo essermele immaginate da chissà quanto tempo sulla base delle dicerie della carta stampata e delle fonti digitali, alcune, due o tre più esattamente, delle nostre migliori under 14, cioè nate nel 2000. Un bel passo avanti: ma ne rimangono moltissime non… visitate (come dal dottore), anche nate nel 2001, 2002 e 2003. Prima di raccontarvi come e che cosa un piccolo hurrah: Corinna Dentoni, che doveva giocare stamattina a Prato serie A 1 contro il Castellazzo, è saggiamente rimasta in Sardegna a SM di Pula, dove ha trionfato nel torneo ennesimo contro Anna Klasen, 6/3 6/3. Grido forte questo hurrah perché Corinna era in ribasso da qualche tempo (che dico, anni!), e dopo un inizio carriera quasi portentoso alcuni, io compreso, non le davano più molte chances di combinare qualcosa. Non è un exploit storico vincere un torneo 10 mila per giunta a stagione quasi finita, ma insomma è un torneo vinto.

Questa vetrina delle promessine quattordicenni io l’ho vista oggi a Prato serie A 1 contro il Castellazzo. Che fortuna. Escludo pensate la Lukrezia Stefanini che di anni ne ha solo sedici. E che nel primo incontro mi ha ancora una volta sorpreso per un incremento vistoso della velocità e della potenza del suo gioco. Dicevo allora, aprile 2014, Firenze giovanile, del servizio flottante contro la Galfi, e delle pallette senza peso offerte come mele avvelenate. Tutto al contrario oggi ho visto gioco di pressione, colpi spinti e anticipi aggressivi e ricerca costante del punto anziché dello sbaglio avversario. Lukrezia ora picchia anche la prima per quanto il movimento non sia ancora tornito e bello a vedersi: però efficace. Sull’intelligenza tattica di Lukrezia sempre nulla da dire.

Giulia Peoni. Erano in contemporanea i due primi incontri a Prato ma ho dato la precedenza a Peoni-Sassi, solo voltandomi a sbirciare cosa succedeva sul centrale ai cambi di campo. Tanto faceva caldo alle undici che questo match Peoni-Sassi me lo sono succhiato come un gelato. Mi picco di saper inquadrare un giocatore e di fargli o farle la scheda sin dal palleggio. Beh Giulia ho capito subito che è una giocatrice completa e che come si suol dire sa fare tutto. Come sempre una mancina ha una plusvalenza di base del 10 o 15% rispetto alle destre. Il suo gioco ruota perciò sul diritto arrotato incrociato o anche stretto. Una miniera di punti. Magari si sposta anche poco per tirarlo quando la palla è comoda. Il rovescio viceversa è ancora debole e arriva spessissimo corto offrendosi agli attacchi e agli avanzamenti avversari. La Peoni possiede poi lo slice di rovescio abbastanza assassino e ha una discreta anzi forse buona predisposizione a rete e tocca bene le volées. Che le manca insomma? Dire che una junior italiana ha poco servizio è un luogo comune. Ditemi chi ce l’ha un buon servizio. Avrà tempo Giulia di irrobustirlo: per ora la prima è debole e la seconda troppo flottante e dunque attaccabile. Inoltre la giocatrice è un po’ chiusa di carattere, troppo muta, e al momento – ma ha 14 anni! – ha poca personalità. Chi volesse aggiungere il pelo nell’uovo dirà che è una giocatrice un po’ anonima e poco brillante… Ora anche la sua avversaria Sassi merita una nota: giocatrice quasi di punta anni fa ahi quam mutata ab illa! Magrissima, quasi scheletrica, ingrassi subito mi raccomando. E comunque il match oggi sembrava suo se non fosse che Peoni non ha mai mollato, soprattutto al terzo quando si trovava 4-1 contro. Ed è risalita con colpi spesso spettacolari e punti vinti in extremis, ormai perduti, quasi una sua specialità. A proposito, avevo accanto a me la signora Peoni e approfitto per dire che ho raramente visto un genitore o una mamma meno (apparentemente!) apprensiva, pronta a incoraggiare sommessamente la figlia ma anche a elogiare la bravura dell’avversaria, e che non mette pressione di nessun tipo. Così siano le mamme. A volte i genitori complicano la vita per primi ai propri figli tennisti. In definitiva la Peoni può davvero fare strada. Non ha un gran fisico e non lo avrà, ma non conta poi tanto, perché ha ottima tecnica e eccelsa mobilità. Assomiglia in tutto e per tutto alla Tatiana Pieri, e per paradosso gioca a tennis anche meglio ed è mancina. Vedremo.

Giulia Peoni – foto F. Marucci

Isabella Tcherkes Zade - foto F. Marucci

Isabella Tcherkes Zade – foto F. Marucci

Isabella Tcherkes Zade. Aggiungo che sedeva accanto a me pure la Lisa Piccinetti in squadra a Prato, e che doveva giocare il doppio poi è stata accantonata. Quindi l’ho vista fisicamente ma non sul campo. Spero che tra due domeniche la schierino, così le promesse da me viste saranno frattanto tre. Quanto a Isabella abbreviando Zade, ci sarebbe da fare un lungo discorso. E riassumo. Morivo dalla voglia di saperne di più ed eccomi accontentato. Durante il doppio conclusivo veniva a sedersi accanto a me un tifoso di Castellazzo, il dottor Franco Tirelli, che gentilissimo mi ha raccontato che Isabella è figlia di un affermato ortopedico parmense emigrato dalla Russia trent’anni fa: Isabella è figlia sua e di madre italiana, quindi anche mezza russa. E con le russe siamo a due con la Samsonova. Ora Isabella fa la sua figura anche prima di scendere in campo. Le auguro un futuro radioso nel tennis, ma anche senza può fare del cinema e anche la mannequin. Capelli biondi lunghissimi, carnato bianco, sensazione slava, è già alta sull’uno e sessantacinque e potrà raggiungere con facilità l’uno e 75 senza tacchi a diciotto anni. Magari è già fisicamente anche troppo robusta e un po’ seduta, e infatti il suo primo inconveniente tennistico è la famosa, carente mobilità dei piedi. Per il resto c’è solo da rallegrarsi: mancina lei pure, impatta a padella larga e apertura abbondante il diritto, da cui partono delle belle cilacche, e anche il servizio è sostenuto. Eccezione che conferma la regola: Isabella ha potenza, e assai più potenza, credo, di tutte le coetanee. A vederla giocare sembra la sorella magiore della Peoni di cui ha la stessa età; e ha più personalità in campo. Dal palleggio mi pareva debole e deficitario il rovescio bimane, e mi meravigliavo che nella formazione di doppio fosse schierata a destra: la partita ha chiarito che invece è il rovescio il suo colpo migliore, soprattutto quando può piazzarsi bene con i piedi, e quando questo capita schizza via un colpo duro e teso che fa male. Castellazzo ha perso il doppio ma la partita poteva andare al terzo, e direi che Isabella è stata a lungo andare, dopo un inizio titubante, la migliore delle quattro. A volte ha anche fatto arrabbiare la Camerin!

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