Ovvio che qualche parola bisogna prima spenderla sul match brindisino di Fed Cup, e scrivo, badate, alle sette di oggi domenica 19. Ho sentito squillare alti elogi per l’1-1 ma sono in disaccordo. Giorgi ha perso un’occasione aurea per portare a casa il match suo e anche forse per ipotecare subito la vittoria. Camìla (non Càmila amici miei) rimane una incompiuta e chissà se potrà mai diventare una vincente; anche la settimana scorsa in Polonia si è fatta infilzare a un passo dal trionfo. Fa una cosa superlativa e subito dopo due match obbrobriosi o sotto tono. Una Serena così ferma sulle gambe e passiva e disposta a subire, impacciata e fuori fase non ricapiterà molte altre volte. Aveva insomma la Giorgi il primo set in tasca. Come hanno già detto tutti i Soloni, diventa oggi fondamentale il doppio. E se Barazzutti schiera Pennetta-Knapp tutto può capovolgersi, cioè potremmo perdere 3-2 se di là c’è un’altra volta la Serena. Salvo verifiche dell’ultimo momento il doppio da schierare, se c’è da fare il punto decisivo, è Errani-Pennetta, cioè come sempre quello formato dalle giocatrici più solide ed esperte, non teoricamente le più brave e in forma.
Piuttosto debbo complimentare come sempre Barazzutti come capitano, per quanto anche deplorare che un maturo nocchiero 65quenne come lui infioretti ogni punto perso dalle sue – come inequivocabilmente dimostra il labiale colto alla TV – con un bel campionario di eresie. Non dà certo il buon esempio e la Federazione dovrebbe intervenire; anzi è un caso di pessimo gusto.
Detto questo mi precipito a un commentino su SM di Pula dove oggi – me ne frego come sempre della scaramanzia – Nasty Burnett dovrebbe far suo il trofeo. Un altro caso di: bella forza Nasty! Che era quasi 150 WTA un bel pezzo di tempo fa, è stata infortunata, è precipitata oltre il 500 e da due settimane è rientrata. Ricorderete il mio tifo acceso per lei e non è tramontato: solo che questi infortuni capitano un po’ troppo spesso e ogni volta che stai fermo un anno la retrocessione non è solo di posizioni WTA ma di gioco e di competitività e di maturazione. E insomma dubito che Nasty possa reinserirsi agli alti vertici e entrare nelle 100 WTA come prima dell’infortunio sembrava possibile. E comunque questo torneo sardo l’ha vista crescere giorno dopo giorno in autorevolezza. Balducci mi ha sorpreso giungendo in finale – perché ha un gioco corretto e tenace ma senza smalti nelle unghie – e comunque il campo è sovrano. Quatta quatta ha fatto bene Jasmine Paolini, fino a portare al tiebreak Nasty stessa al secondo. Trevisan e Matteucci hanno vinto il doppio in un tabellone ridicolo in cui nessuna coppia sembrava aver voglia di giocare o comunque voleva fare il minimo indispensabile.
Ho parlato poco di Martina Trevisan sinora perché mi aspettavo molto di più e il suo esordio stagionale è stato tra i più infausti. Ragionandoci sopra c’è stata anche un po’ di sfortuna: è uscita lottando in due quali 25 mila dove deve assolutamente riprovarci. Sarebbe desolante se si mettesse a giocare uno dopo l’altro solo dei 10 mila. A questo 10 mila ha perso al terzo dalla Matteucci (vinto il primo 6/4 ha ceduto il secondo 6/3 poi è crollata) e l’avrei giudicato un risultato negativo – e che dimostrerebbe che non ha acquisito più competitività rispetto al fine 2014 – se Matteucci non avesse liquidato con un perentorio 6/2 6/2 una giocatrice ascendente come Cristiana Ferrando, e perso anche però abbastanza facile dalla Balducci, due giocatrici che Trevisan ha battuto l’anno scorso. Quindi per Martina tutto è ancora possibile e la stagione è lunga. Lunga ma anche difficile: difficile cioè – come sempre si dice, ed è vero – scavalcare la barriera del 500 WTA e avvicinare anche solo il 300. E soprattutto rimanerci.