
Deborah Ginocchio
Scrivo questo post prima delle semifinali maschili di oggi pomeriggio e prima della finale femminile di domani. Circa il maschile tifo Dalla Valle su Balzerani, ma ho visto poco il secondo e non sono perciò molto attendibile. Ribadisco che Dalla Valle ha stupito un po’ tutti e comunque me, soprattutto per la sua continuità e la sua tenacia: dopo due match di un dispendio psico-fisico medioalto ha saputo dare il massimo nel terzo contro Guerrieri quando si temeva calasse, e merita già ora una citazione di merito a prescindere da come andrà la semifinale. Indubbiamente Dalla Valle sboccia tardi perché è già diciottenne, classe 1998, e comunque ha discreti margini di miglioramento: con quella statura e con quella stazza deve chiedere e ottenere anzitutto molto ma molto di più dal servizio. Per paradosso serve ancora piano e non fa aces. Ma tornerò in argomento in un post successivo di bilancio del maschile.
Quanto al femminile il risultato della finale è ininfluente: meglio se la Samsonova vince il torneo, ma il dato molto confortante è che la giocatrice è in convalescenza e tra sei-nove mesi potrà chiudere la stagione junior e lanciarsi nel difficile cammino dell’ITF senior e muovere i primi passi in WTA. Procedo creandomi delle categorie ovviamente arbitrarie e soggettive. A proposito, se qualcuno dissente o ha obiezioni o considerazioni integrative da fare ben venga e posti commenti.
Encomiabili. Il torneo, va premesso, non ha lanciato in orbita alcuna campionessa futura: in tempi recenti sono passate di qui gente come Ferro, Sorribes Tormo, Galfi, Vondrousova, e soprattutto Konjuh: quest’ultima vinse due anni fa alla luce di una chiara, anzi schiacciante supremazia e da sedicenne. Samsonova è stata come qualcuno poteva predire la migliore italiana. Anche lei raggiunge questa finale un po’ tardi, dopo una pausa biennale di appannamento di cui non so i motivi. L’importante è che pure lei ha e deve proporsi margini di miglioramento. Ne ho parlato ieri. Per certi versi pensando alla Samsonova mi viene in mente Camila Giorgi, un nome e un parallelo che però non sento fare dagli addetti. Naturalizzate entrambe, Camila ha sette anni più di Ludmilla: ma giocano entrambe di pressione, di anticipo, di vincenti secchi, di scambi abbreviati e fulminei; entrambe non sanno cosa sia “tenere”. Camila è più esile ma ha colpi più anticipati e veloci se possibile, Ludmilla è più pesante e meno mobile ma più potente. Dico che sono simili perché si dimenticano spesso le misure del campo, e che per fare punto bisogna tenere il colpo dentro le righe. Entrambe perdono per somma di gratuiti e di rischi eccessivi. Se questo si aggiusta si può sperare.
La seconda encomiabile del torneo è Lisa Piccinetti: classe 2000, temperamento di lottatrice e carattere vincente. Può andare sotto nelle prime fasi del match, poi non molla e rimonta e ha un buon record di match vinti al terzo. Si è già fatta notare vincendo vari Grade 4, è dunque la migliore 2000 che abbiamo attualmente. Qui a Firenze ha fatto fuori la n. 4 Christofi greca ma non ho visto il match; ha però fatto soffrire la In-Albon che ha a sua volta ha fatto soffrire la Samsonova. A me, sono sincero, il tennis in sé della Piccinetti non incanta, ma come dico chi vince ha sempre ragione. Avrà tempo di affinare e raffinare il suo gioco.
Senza infamia. Metto qui Lucrezia Stefanini che ha raggiunto lo stesso traguardo della Piccinetti ma è al limite della categoria. Ha brevettato un classico gioco di rimessa che già in passato ha mandato temporaneamente in tilt giocatrici di livello superiore, come due anni fa Dalma Galfi. Come spesso rilevato con questo tipo di gioco non si va da nessuna parte, ed è bene che Lucrezia lo archivi quanto prima se vuole fare strada da gennaio 2017 in avanti. Visentin e Zerulo pure stanno in questa categoria, e ci sta anche Viviani: hanno superato un turno forte, e Viviani non stava bene altrimenti retrocederebbe più che altro per aver mollato di schianto contro la Juvan. Zerulo prenderebbe un “più” perché è lontana da tempo dal tennis di livello avendo ripreso di recente con dei Grade 4. Mi è sembrata motivata, ha colpi e fisico, e un carattere quel che si dice “solare”, ma anche lei per i suoi motivi a me ignoti ha saltato due anni di agonismo, e per iniziare una gran carriera senior è forse troppo tardi.
Incolori. Tali Bilardo soprattutto e anche Pieri. La prima non l’ho vista dal vivo e non posso dire le ragioni della prestazione negativa. La sconfitta della seconda si può commentare con la frase d’uso che “ci poteva stare” perché la Molinaro l’avevo indicata come la possibile sorpresa e così poi è stato. Tatiana è però, guardiamoci in faccia, ormai ferma tecnicamente da due anni, e subisce i sorpassi inesorabili di chi le stava dietro. Non inganni che abbia da poco raggiunto il suo best ranking ITF, perché ottenuto con i pesos sudamericani. Nove su dieci Tatiana perde per il servizio: è il servizio che fa la differenza, sia perché non fa punti con il servizio sia perché la sua seconda debole è per tutte una manna. Ma ormai chi mi segue sa cosa penso articolatamente su Tatiana.
In rampa di lancio. Qui si invade anche il terreno delle qualificazioni. Io mi soffermerei anzitutto su Enola Chiesa, che dopo la Piccinetti, delle 2000 è quella che ha fatto intravedere le cose più belle. Non ha un gran braccio ma è la più resistente e sparagnina delle nostre (che differenza con la Samsonova!). Ribadisco: si alleni con altrettanta costanza e tenacia, metta su qualche muscolo in più (ma è già medioalta) e i risultati verranno. Magari non subito: per razza noi italiani e italiane ci mettiamo di più a maturare. Può fare anche la Chiesa, e portare a casa, tre maratone di due ore e mezzo al terzo in tre giorni consecutivi. E battere la valorosa e coriacea Bronzetti non è da poco. In panne almeno in questo torneo Traversi (regresso anzi), Capogrosso e Ginocchio. Le ultime due sono rientranti, e comunque vale lo stesso discorso fatto sopra: tirano troppo piano e debbono mettere in programma di spingere molto di più. Solo così si potranno riavere le “ginocchiate”.
Infatuazioni. Sono persona facile alle cotte tennistiche, e una ne ho presa per Federica Rossi, che tanto acerba e ingenua ha fatto l’exploit più cospicuo delle qualificazioni, però passato inosservato, battendo in un’aspra partita in tre set – lei 1665 ITF! – niente di meno che la n. 252 del ranking giovanile. Non mi ripeto: si rilegga il mio commento al match di giorni fa. Questa sì che ha colpi e braccio; ancorché poco acume tattico. L’unica paura è che non cresca a sufficienza di testa tennistica e che cresca troppo di stazza fisica: a 15 anni Rossi è già un po’ massiccia e dovrà tenere d’occhio severamente la dieta. Ripeto: il servizio è uno splendido movimento da manuale, e pure il gioco di rete va bene.
Assenti. Non credo le cose sarebbero cambiate gran che se avessimo avuto il rostrum italiano al completo: salvo magari Cappelletti, Maffei, Peoni (infortunata?) e Cocciaretto. Quest’ultima si muore tutti dalla voglia di vederla in campo perché con Rossi è la più forte nostra 2001. Isa di Russia, La Rocca, soprattutto Cagnazzo sono state da un’altra parte in questa settimana ma non sarebbero state gran che competitive. È di ieri la notizia di un buon comportamento di Federica Sacco e Matilde Mariani, 2002, a un torneo under 14 portoghese. Saggio forse non lanciarle ancora nella mischia dell’under 18: forse però qualche puntatina per annusare l’aria che tira non guasterebbe.