
Riccardo Balzerani
Non sono uno statistico e non so quindi dire senza consultare l’albo d’oro se è irripetuta una doppia vittoria italiana nella storia del torneo fiorentino: forse in anni lontani sarà accaduto, ma di recente non solo non si era vinto né maschile né femminile, e l’ultima vittoria nel femminile risale al 2009 con Martina Trevisan, ma solo Matteo Donati era stato finalista perdente; più indietro nel tempo aveva vinto Gaio. E sia come sia gaudeamus. I due tabelloni non erano dei più forti alla griglia di partenza, e le due vittorie si devono anche al demerito e alla pochezza degli avversari stranieri, ma sarebbe di cattivo gusto continuare a ripeterlo. Non vorrei pero’ che da fuori si credesse che siamo o siamo diventati una potenza tennistica se è vero che abbiamo avuto tre semifinalisti su quattro al maschile (benché solo una su quattro al femminile). La questione del ricambio al vertice – maschile e femminile – sussiste e persiste. Ma chiusa la parentesi.
Non debbo fare eccessiva autocritica se avevo dato la Craciun favorita su Ludmilla Samsonova. Sono due giocatrici tutto sommato speculari, stesso fisico e stessi fondamentali carichi e profondi; dunque propensione a un tennis d’attacco; la Craciun mi appariva più sicura tutto sommato e più capace di reggere la tensione e con meno passaggi a vuoto; ma in sostanza la ragione che mi faceva temere era proprio quella famosa abilità che ha Ludmilla di farsi male da sola, di sbagliare i colpi più facili, di tirare sempre l’impossibile e di entrare in serie negativa uscendone magari troppo tardi. È anche vero che la Craciun stessa ha perso in carriera junior match sulla carta più che abbordabili avendone anche vinti altri prestigiosi, come si può verificare dalla pagina ITF delle activities; come pure è vero che qui a Firenze ha faticato più del previsto sin da subito contro avversarie sulla carta inferiori come testimoniato dal divario di classifica. Per esempio, un set la Craciun ha subito ceduto alla graziosissima cipriota Omirou; e quasi stava per perderne un altro con la nostra Visentin che l’ha portata al tiebreak del secondo set. Pure al tiebreak è stata portata dalla nostra Stefanini nei quarti in un match che è stato a due passi dal girare: se cioè la Stefanini faceva suo il set la Craciun poteva anche crollare. E solo 6-4 al terzo è finito il suo match di semifinale con la Antonitsch.
In realtà oggi la Craciun ha fatto… la Samsonova, si sono cioè scambiate le parti, e Craciun ha accumulato una serie di tali e tanti errori che la Samsonova non ha mai tutto sommato rischiato di essere rimontata: benché qualche punto e addirittura qualche gioco lo abbia lasciato per strada e il match poteva finire con un punteggio più severo di 6-4 6-2. Match che è iniziato con due ore di ritardo per la pioggia copiosa ed è durato anche poco, un’oretta abbondante per la brevità degli scambi. Match insomma che non ha scaldato eccessivamente il pubblico accorso come sempre numeroso.
Pochissime anche le energie residue di Frinzi, che fallosissimo e annebbiato, oltre che remissivo, ha dato via libera a un Balzerani che, guardando al suo percorso, ha passeggiato in tutti i match salvo uno, il primo turno contro il n. 851, il mancino nostrano e suo coetaneo Edoardo Lavagno: 6-4 7-6. Pure questa finale Frinzi-Balzerani non ha saziato l’appetito dei buongustai del tennis, ed è durata essa pure un’oretta scarsa, senza scambi e punti memorabili, anzi costellata più che altro da errori che non da vincenti. Eloquente il punteggio, 6-1 6-2.