
Marvin Moeller
Uno sì dunque e uno no a Cap: e partiamo intanto da quello sì e cioè dall’en plein, questo sì, di Ludmilla Samsonova, che ha vinto in questi ultimi quindici giorni più che in tutta la sua precedente breve carriera. Si è formato un doppio femminile vincente tanto per cominciare? Era la prima volta che Samsonova e Pieri formavano una coppia a quanto ne so, e sono andate a segno alla prima occasione. Tatiana, cui dopo tutto non è andata male avendo fatto semifinali di singolo e vittoria in doppio, è una giocatrice che si adatta: una coppia debole è a mio avviso quando gioca con la Stefanini perché assommano due serie di debolezze senza unione che fa la forza: e infatti questo doppio non è mai andato molto lontano; con la Bilardo Tatiana forma un doppio collaudato le mille volte nelle varie Cups e un doppio andato a segno due volte di recente in Sudamerica: appunto Samsonova è una giocatrice simile alla Bilardo, sia di fisico che di colpi a parte il mancino. Ora però non esaltiamoci, ché vedendo il tabellone due match sono stati vinti al tiebreak finale per 10-8 e 11-9! È noto altresì che i doppi si giocano come secondo incontro pomeridiano e qualche volta ai giocatori importa meno e ci mettono meno impegno…
Avevo dato 80% di chances alla Samsonova, la quale ha concesso due giochi in più alla In-Albon che a Firenze. Immagino il match si sia mosso sulla stessa falsariga: la Samsonova a spingere e la In-Albon ad approfittare dei gratuiti e a cercare di far muovere l’avversaria soprattutto sul lato del rovescio. Tutte e tre, Samsonova, Pieri, e In-Albon si ritroveranno da lunedì al secondo torneo costazzurrino consecutivo dove, per usare una mia metafora abusata, l’asticella sarà un po’ più alta e il coefficiente maggiore: iscritte tanto per dire Zavatska e Swiatek, quest’ultima forse una delle più forti emergenti europee.
Henry il buono ha fallito la prova del…sette. 6-4 6-2 può far pensare che fosse pago e scarico: una semifinale e una finale perse in 15 giorni non è bottino da buttar via. Ripeto, Dalla è giocatore da oggi da monitorare da parte dei tecnici che dovranno operare sui margini di miglioramento, servizio anzitutto. In fondo con i punti presi nei due tornei italiano e francese Dalla farà un bel balzo nel ranking e arriverà presto una classifica che gli consentirà di risparmiare le energie profuse nelle qualificazioni, e in pratica di saltare tre turni assai dispendiosi.
Ora è anche vero che Dalla pare averci messo un po’ troppo ad ingranare la marcia, e che è da due anni buoni che è “in predicato di” ma è rimasto come fermo: è insomma del 1998, ormai relativamente anziano quindi; e comunque consoliamoci con il detto abituale che gli italiani ci mettono di più degli altri a diventare giocatori compiuti.
In realtà non si può rimproverare Dalla più di tanto: l’avversario Moeller era di tutto rispetto, sebbene 1999, e lo testimoniano la classifica e il cammino fatto nel torneo, dove ha inflitto una solenne batosta a Forti, lasciato spiccioli ad altri avversari e faticato al terzo una sola volta.
Ho appena guardato le classifiche dei tedeschi, e a parte Zverev che è solo del 1997, hanno un agguerrito vivaio con 6 giocatori entro i primi 150, dei quali due 2000, uno dei quali è Nicola Kuhn, già distintosi. Uomo avvisato.