
Federica Rossi
Anche il Corriere della Sera, come è ovvio anche un po’ campanilisticamente, ha dato risalto oggi, sia pure in un trafiletto alto, al successo di Federico Arnaboldi all’Avvenire. Beninteso stando con i piedi per terra non si può che gioire grandemente per questo risultato e augurare al “brianzolo” un radioso futuro. Ha solo 16 anni, gran fisico, notevole potenza rapportata all’età, buona testa tennistica, la necessaria flemma, e un nomen omen. Volendo magari cercare come sempre il pelo nell’uovo si impongono però queste piccole considerazioni. Arnaboldi non ha fatto benissimo nei mesi passati nell’under 18 e nei tornei degli ultimi due/tre mesi non ha un bilancio particolarmente lusinghiero. Ho ancora negli occhi il primo turno quali di Firenze a fine marzo dove fu eliminato seccamente, diciamo pure dominato, da Ingarao, solo di un anno, o forse di pochi mesi più anziano. Ho appunto consultato il tabellino delle activities di Federico e visto che è un po’ magro. Ma Arnaboldi potrà essere quel diesel che di solito o in buona parte sono i nostri. Possibile naturalmente che sia esploso a Milano dopo due mesi in sordina: io parlo, come sempre o quasi, non avendo visto gli incontri: o meglio sono arrivato a Milano il venerdì pomeriggio proprio mentre scoppiava il temporale: il tempo di vedere un paio di scambi del nostro in doppio e giù acqua a catinelle.
È altrettanto ovvio che non è colpa dei partecipanti al torneo milanese se il tabellone maschile risultava un po’ debole. Arnaboldi è 640 del ranking Under 18 e davanti a lui ci sono come minimo una ventina di 2000; alcuni anche 2001. Tre altri nomi si sono fatti luce e sono Zeppieri, pur avendo perso, ma di stretta misura, dal finalista spagnolo; Di Nocera che ha perso da Arnaboldi in un match quasi equivalente, e Tortora. Quest’ultimo è una specie di vincitore virtuale del torneo: lo avrebbe fatto suo o vi sarebbe andato vicino se la dannata scuola non si fosse messa di mezzo (scherzo: faccio anch’io l’insegnante!). Si dà il caso che Tortora abbia vinto due settimane fa un torneo anche più probante dell’Avvenire, a Biella. Ma insomma, quattro 2000 da tenere d’occhio.
Anche il tabellone femminile presentava parecchi vuoti e risultava anche più debole perché mentre i 2000 e i 2001 competitivi nei maschi non sono centinaia, lo sono le pari età tra le girls. Pensate solo come sarebbe andato il torneo se vi avessero partecipato la Pervushina e la Potapova, per fare solo due nomi, o la Swiatek per farne un terzo. La stessa vincitrice Petrenko, che le ha messe tutte in riga, nello stesso torneo di Biella ha rimediato un sonoro 6-3 6-3 da Alice Amendola che a sua volta ha poi perso da Tagliente. Si sono altresì cantate anzitempo le lodi di Federica Rossi credendo che potesse far suo il torneo (e anch’io ammiro molto il suo tennis con le riserve che ho spesso fatto qui nel Magazine), ma si dimentica che anche Rossi in campo internazionale le prende spesso da coetanee e anche più giovani. Scusate se mi riferisco ancora a Biella under 16: lì Rossi ha rimediato un inequivocabile 6-3 6-1 dalla Pellicano maltese, altra giocatrice micidiale che non sbaglia un colpo, e che mi figuro avrebbe facilmente vinto il torneo partecipandovi.
Personalmente sono deluso da Delai, che vorrei qualche testimone oculare mi spiegasse come ha fatto a prenderle 6-1 6-1 dalla stessa Rossi: pensavo allo stesso risultato o quasi ma a suo favore; pensavo anche che Delai potesse vincere il torneo dato che la accredito al momento intorno al 500 del ranking under 18. Giornata storta, e siamo qui a ragionare non tenendone conto, che cioè queste girls, a parte le –ova, sono ancora bambine.
Ultimo ragionamento: a me pare che il risultato più qualitativo sia della Chiesa, che ha ceduto 7-6 (3) con appunto una –ova in semifinale dopo un percorso netto. Peccato: di solito Enola vince quei match lunghi e non si fa sfuggire la preda al tie-break. Su di lei sapete come la penso.
3 comments
Arnaboldi lo ho visto per la prima volta sabato in finale all’avvenire.
Mi è piaciuto parecchio; per servizio, dritto e molto per il gioco di volo. Ho anche molto apprezzato il fatto che, perso il primo set per tanti-troppi gratuiti, abbia saputo, oltre a diminuire gli stessi (beh, grazie) cambiare tattica, presentandosi molto più spesso a rete ed esibendosi in 4-5 smorzate millimetriche. Secondo me ha vinto la partita grazie a questo cambio di strategia in corsa; che non è mai cosa banale da implementare e che certe giocatrici più esperte e quotate non sanno operare – si intenda ogni riferimento come casuale-.
Punto negativo: col rovescio può fare qualsiasi cosa, spesso in negativo, tra cui l’80 per cento dei gratuiti di cui sopra. Quel colpo deve essere necessariamente messo a posto, perché solo che fra un anno, a mio parere, con una tale debolezza non può giocare a livelli seriamente competitivi.
La finale femminile, invece, non la ho apprezzata: la Hindova qualche cosa lo ha: un bel servizio, dei fondamentali almeno da fondo esistenti. Credo sia stata messa in crisi dal tennis peculiarissimo della Petrenko che per un set ha tirato gran goccioloni contro cui la Hindova si ostinava a tirare schiaffi al volo con palle che finivano regolarmente in posti che voi umani non potreste immaginarvi. Non so come la Hindova sia arrivata in finale; giocare sa giocare (ovviamente) ma è tanto acerba ancora – del resto credo abbia 14 anni-. O magari, semplicemente ha sentito troppo la pressione e ha buttato via un set e mezzo – è comunque una bambina- Mi chiedo d’altro canto se il tennis della Petrenko tutto chop, back (a una mano e mezzo), pallonetti scarichi e senza servizio (non solo per la velocità, ma proprio per il modo di tirare la prima, con slice o kick (non ricordo) pronunciato e lento), senza veri colpi vincenti o quantomeno decentemente pesanti, possa essere proposto fra due anni o solo che 1 anno. A me tendenzialmente non piacciono le bombardiere ma una giusta via di mezzo…
Come ho fatto anche su altri siti, in risposta a un articolo che ha segnalato varie criticità dal punto di vista organizzativo, mi duole segnalare una qualche carenza organizzazione del torneo. L’unica tribunetta superstite è ingestibile: non vi sono passaggi se non sopra la testa dei presenti (cui sono puntualmente caduto addosso); e una volta seduti ci si sta a stento. La finale femminile è stata giocata nel casino più completo proveniente dal bar (ubicato dalla parte opposta della tribunetta); tanto Arnaboldi aveva giocato, e sticazzi (scusate il termine ma ho avuto proprio questa impressione). Vi sono stati vari altri aspetti peculiari, diciamo, che risparmio di elencare essendo questo il mio primo commento su questo sito.
Do il benvenuto a Tommaso, che ha scritto un resoconto molto interessante e ricco di dettagli tecnici che denotano un fine intenditore non sprovvisto del gusto del particolare curioso. Lo invito a reintervenire magari usando… un maggiore aplomb.
E io che ho provato a fare il Lord Inglese invece del camallo che sono in onore al gestore del sito… proverò a fare meglio.