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Come usciamo da Wimbledon

by Franco Marucci

 

Denis Shapovalov

Denis Shapovalov

Ennesimo post, questo, della serie “Come usciamo da…”. E la risposta non può che essere: piuttosto malconci, e: periodo di vacche magre. Mi avventuro con un po’ di paura sul terreno del torneo senior sia perché ci sono folle di giornalisti digitali che ne sanno più di me e hanno già sentenziato, sia perché credo di essere il commentatore di tennis che ha assunto e ingerito la dose più bassa di materiale TV e visivo da due domeniche fa a questa parte. Vorrei davvero essere contestato, ma come avevo previsto questo torneo senior non ha detto nulla di nulla per noi italiani, ovvero ha confermato che per molti anni non saremo una nazione di vertice nel tennis. Unica nota positiva la prestazione della Giorgi che ha tenuto testa a una Muguruza che sull’erba non è poi però un gran che. Roberta Vinci può ancora fare benino ma non a inizio luglio della stagione, quando tutte le top players sono al picco del loro rendimento: deve attendere l’inevitabile rilassamento post-Wimbledon e magari tra un mese tornerà a far parlare di sé. Ripeto: dietro non si affaccia, dagli anni di nascita dopo il 1990 fino al 1997-8-9 alcun talento cui sia possibile pronosticare un avvenire da top 30-50, e nemmeno che so di diventare una seconda Karin Knapp. Nel maschile Fognini, mai stabilmente in carriera un giocatore di alta competitività, sta forse uscendo anche dai second top players. Mi auguro di sbagliarmi ma non vedo all’orizzonte un secondo Fognini, chi dunque possa entrare nel giro di cinque anni, tra i diciottenni e i venticinquenni di ora, nella fascia 50-30, let alone oltre il 30.

Circa il torneo junior il collegamento dei miei ragionamenti è piuttosto evidente. Non c’è ricambio che si intraveda e i cosiddetti azzurrini, nei tornei Grand Slam, pur impegnandosi alla morte – gliene va dato atto – non riescono ad arrivare oltre gli ottavi se va bene. A Wimbledon una pallida consolazione è che il secondo miglior junior italiano alla luce dei risultati ha perso contro il finalista De Minaur. Come sempre la prestazione migliore l’ha offerta la Stefanini, che ha perso con la Taylor dopo aver messo al tappeto un’avversaria difficile e in grande ascesa come la Juvan (e superando le qualificazioni): ma era solo il secondo turno. Pieri mai in partita, solo tre giochi, contro la Pervushina. Samsonova pure maluccio.

Si conferma insomma che abbiamo una piccola armata, che può ben figurare nei tornei anche fino al Grade 2, ma se sono assenti, come spesso lo sono, i top 15/20: nei Grand Slam ahimè disco rosso. Abbiamo in effetti vinto credo un maschile sinora e due femminili con la Samsonova, che, scaduta anche di forma che sia stata, non ha più cavato un ragno dal buco dopo fine aprile.

Nel maschile Dalla Valle ha avuto una crescita notevole, ma ha ancora o forse avrà sempre un gioco poco vario e poco raffinato e scarsa duttilità tattica. A me quello che fatto più impressione e che avrebbe dei margini notevoli, ma per ora solo potenziali di miglioramento è parso Francesco Forti. Se è vero che nel tennis di oggi il servizio vale il 50%-60% del gioco di un giocatore, Forti ha questa arma: credo serva quasi a duecento la prima e kikka bene anche la seconda. A Milano ha grattato un set a Popyrin unicamente con il servizio. Ha i suoi limiti nel senso che non regge più di una mezzora ad alti ritmi, e i due fondamentali sono insufficienti, e con la seconda e in risposta Forti perde inesorabilmente campo. Ma urgerebbe lavorarci sodo: Forti è ancora relativamente mingherlino, ma ha braccia lunghe e rasenta in statura l’1 e novanta.

Un bella iniziativa che segnalo è una serie, credo ancora online, di quattro brevi interviste in voce fatte da Francesca Paoletti sul Sito della Federtennis a quattro su cinque dei nostri junior in tabellone (forse Balzerani si offenderà!): riassumo dicendo che Dalla Valle ha rimpianto delle palle sciupate del 4-2 del secondo set contro De Minaur con cui ha perso di misura, ed è vero. Umile Tatiana ha dato il merito alla Pervushina. Stefanini ha accusato la fatica fatta nel match contro la Juvan; la Samsonova non si sa spiegare il suo scarso rendimento, ma è promossa a pieni voti in lingua italiana. Ovvio ricordare che anche Ludmilla è una –ova, forse però non di quelle biologiche e di prima scelta. La Russia gode e si frega le mani, e se non è Pervushina è Potapova. Ma  non ha al momento il maschio pigliatutto. Anche Shapovalov sembrava un canadese per caso, e il nome è slavo: ma è invece nato a Tel Aviv, e mancino.

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1 comment

TC 13 Luglio 2016 - 12:55

Prima ancora che “come usciamo da Wimbledon” il problema secondo me è “come entriamo a Wimbledon”. Credo che tra maschietti e femminucce solo la Pieri si qualifichi nel main draw di un grade A, e anche questo è indice di un momento di vacche anoressiche.

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