Home Copertina La Swiatek ha perso il Bonfiglio

La Swiatek ha perso il Bonfiglio

by Tommy Hemp

Non è un risultato a sorpresa: era invece prevedibile che sarebbe avvenuto ciò che, in effetti, è avvenuto. Perché a Iga gliela ho tirata troppo con il mio ultimo articolo; tanto che la Polonia ha presentato richiesta di uscita dall’UE, avendo come unica mira quella di non permettermi più il libero accesso al paese. Però devo dire che, se avevo previsto una vittoria della Swiatek e onestamente anche facile, ho anche previsto le modalità in cui avrebbe potuto essere sconfitta, ossia battendosi da sola: e così è stato. Dopo aver facilmente disposto della Rybakina nel primo set, la Swiatek è entrata in un black-out prolungato, riaccendendo la luce solo per brevi sprazzi, giusto il tempo di vincere qualche game a 0; alla fine, è riuscita a battersi.

Cominciamo, dunque dall’inizio, o anche da prima, nel senso che la polacca, per cui certamente parteggiavo, è arrivata al Bonacossa con una faccia che era tutta un programma; più pallida del solito, si vedeva lontano un miglio che era tesissima: l’impressione mi è stata confermata dall’allenatore. Del resto, era la sua prima finale di singolare in un Grado A e quando giochi la finale al Bonfiglio, gli occhi addosso di tutto il pur piccolo mondo junior ce li hai davvero, ivi inclusi quelli delle televisioni.

Nessuna sorpresa, quindi, che BerghemIga abbia iniziato la partita pessimamente, perdendo subito il servizio (aveva, peraltro, vinto il sorteggio: io avrei scelto di rispondere, nelle sue condizioni, tanto per rompere il ghiaccio) e commettendo vari errori col dritto, che pure tirava piano. Nel gioco successivo, però BerghemIga ha risposto bene, ha iniziato a mettere qualche palla in campo e, nonostante un paio di aces della Rybakina – non sto a dilungarmi sul suo gioco, vale quello che ho detto la scorsa volta – , ha ottenuto il controbreak. Ma di nuovo nel successivo turno di servizio sono dolori per Iga, che si è ritrovata sotto 0-40: e qui la partita è cambiata. Iga inizia a mettere la prima e inizia anche il bombardamento tipico del suo gioco, con la Rybakina che costantemente restava a tre metri dalla palla; inoltre, spessissimo la polacca ha utilizzato la palla corta (scelta giusta, visto che l’avversaria non fa della mobilità la sua forza) con esiti eccellenti – ad eccezione della prima della serie, eseguita nel primo gioco dell’incontro e che poteva essere confusa con un lob. In un attimo BerghemIga si è portata 4-1 e in due attimi ha chiuso il set 6-1, giocando sulla falsariga, o anche meglio, di quanto aveva fatto nei primi 4 games della semifinale contro la Boskovic e provocando, per la qualità e la completezza del gioco espresso, grande stupore tra gli spettatori; ivi inclusi i maestri del circolo, che pure di campioni al Bonfiglio ne hanno visti passare.

Alla fine del primo set ho pensato: basta, venti minuti, mezz’ora e abbiamo finito.

Un elemento che non avevo considerato e che, nonostante il bel gioco espresso dalla Swiatek, avrebbe potuto rendermi più cauto è che in questo torneo la Rybakina ha perso praticamente tutti i primi set delle partite che ha giocato: e in effetti, a dimostrazione di questa sua qualità (o peculiarità), all’inizio del secondo set la russa è rientrata bene in campo e ha tenuto il servizio senza disagi; ma nessun patema: Iga continuava a pulire le righe e a meravigliare tutti col suo tennis esplosivo. Qualche dubbio che il match non fosse completamente chiuso ha cominciato a sorgere quando la Rybakina è andata avanti 3-2 alzando molto, come avvenuto anche in semifinale, il livello del servizio; ma soprattutto, servizio della Rybakina a parte, il problema principale era il gioco di Iga: faceva tutto lei, accendendo e spegnendo la luce a intermittenza, tipo lampeggiante, alternando errori a colpi straordinari, ma non trovando più la continuità di gioco espressa solo pochi minuti prima. Conoscendo però la polacca, ero tranquillo: al momento buono la luce sarebbe rimasta sempre accesa a avrebbe vinto l’incontro. Le cose sono invece peggiorate, nel senso che entrambe le giocatrici hanno iniziato a giocare solo colpi pessimi, tanto che anche l’entusiasmo del pubblico per la partita era ormai placato. Si è così arrivati al 4-3 Rybakina e servizio Swiatek: ecco due doppi falli; due buone risposte della russa e la frittata per la Swiatek era fatta: 5-3 e servizio per la Rybakina. Improvvisamente la luce si è riaccesa: Iga ha ripreso il bombardamento di dritto già offerto nel primo set e si è presa il primo 15 di autorità, con tanto di “Com’on” alla Williams: fatto altamente inedito per lei. La Rybakina ha commesso poi doppio fallo; la Swiatek ha azzeccato un altro vincente e la Rybakina ha, infine, affondato un facile dritto in rete dopo una buona prima: ecco il contro-break servito. Il gioco era di nuovo in mano alla polacca che, pur non perfetta, portava comunque a casa tutti gli scambi. Le bastava non sbagliare troppo: anche la Rybakina, del resto, aveva un bel braccino e non giocava più, permettendo all’avversaria di tenere a 0 il servizio e di portarsi sul 5-5. Giusto il tempo di darmi dello scemo per aver dubitato della forza di BerghemIga che quest’ultima caccia risposte fuori in sequenza. Ma di nuovo, sul 40-0 Rybakina, la Swiatek ritrova se stessa, mette la palla in campo e scava solchi per terra: ormai la Rybakina non sapeva più a che santo votarsi per vincere uno scambio e con due doppi falli consecutivi ha consegnato il torneo alla Swiatek.

Ma BerghemIga vuole la gloria: lei non vince certo per demeriti altrui, vuole vincere coi mezzi suoi e, tra un doppio fallo, un diritto senza grosse ambizioni lungo un metro, un altro doppio fallo, una smorzata sulla riga del servizio, regala, con la galanteria che le è propria, un tie-break all’avversaria in difficoltà. Stranamente, alla luce del per lo più pessimo tennis giocato da entrambe le giocatrici durante il secondo set, il tie break è stato invece abbastanza bello: la Swiatek ha prodotto qualche vincente e una bellissima controsmorzata; la Rybakina ha servito benissimo e, gira che ti rigira, si è portata a casa un 7-5, essendo stata comunque in vantaggio per tutto il corso del tie-break.

A questo punto ho seriamente cominciato a pensare di tirare giù il Sito, nella speranza che nessuno avesse ancora tradotto il mio articolo sulle semifinali al padre della Swiatek, che è 2.10 metri per 120 kg: però avrei fatto il tutto senza troppo pessimismo. So com’è Iga; lei spesso prende un set di vacanza e vince poi il terzo per 6-1. E infatti, rientrata dal bagno, ha riiniziato a giocare col pilota automatico, tirando due vincenti per colpo: io nel frattempo gongolavo, pensando “eh, eh: conosco la mia ragazza”. La partita della Swiatek è finita qui. Perché? Non lo so. La Rybakina aveva anche smesso di forzare la prima; ma la polacca, tra doppi falli, palle corte assurde e ormai prevedibilissime, dritti completamente scarichi, e altro campionario di anti-tennis, il tutto intervallato da qualche colpo prodigioso, ha rimesso in partita la Rybakina che, a questo punto, ha ringraziato: pur commettendo errori, ha cominciato a servire ace, a trovare buone risposte di rovescio – e quel colpo lo ha – a giocare meglio il suo marchio di fabbrica, servizio e dritto: dal 0-2 Swiatek al 3-2 Rybakina non è passato molto tempo. E neanche dal 3-2 al 6-3 finale, con la Swiatek che ogni tanto tirava un paio di bei colpi di fila e dava l’idea di poter rientrare, ma commetteva poi, invariabilmente disastri di vario tipo.

Mi ha fatto tenerezza BerghemIga: questa ragazzona di 16 anni sempre così seria e che pare un Doberman sul campo e fuori, oggi ha mostrato di essere ancora piccola: compirà 16 anni a giorni e, nell’incontro più importante della sua carriera, che secondo me avrebbe potuto vincere nettamente, è andata nel pallone e, pur dopo uno stupendo primo set, non ha raccolto.

Detto ciò: sono il primo ad ammettere che Iga soffra di black-out e che non sia continua nel gioco, ma non mi va neanche di entrare in discorsi del tipo “ ha problemi caratteriali che chissà se consentiranno nel futuro a questa ragazza di vincere qualcosa perché quandocheio c’ho visto la Novotna 30 anni fa sapevo…” che ho sentito fare in tribuna: questa ragazzina due Grade 1 li ha già vinti ed è tanta roba. Ha perso la finale di un Grade A, contro una avversaria due anni più grande e che, pur esprimendo, a mio parere, un tennis di livello inferiore a quello della polacca, è stata brava a far valere una maggior testa ed esperienza. Pazienza: spero che Iga si rifaccia a Parigi.

Una considerazione sulla Rybakina, campionessa dell’Open d’Italia 2017: a me non piace e, sinceramente, l’ho trovata una giocatrice brava, ma non una finalista di livello eccelso; una qualità, però, le va riconosciuta. In due partite pareva sconfitta: entrambe le partite se le è portate a casa.

 

Vi potrebbe interessare anche

Leave a Comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.