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Andamento serpentino al Nike di Roehampton

by Franco Marucci

In realtà ho appena finito di vedere in TV il match wimbledoniano Murray-Fognini: e perché allora non dire la mia? Beh, qualcuno ricorderà che non sono mai stato tenero con Fognini e ho spesso pronosticato il suo declino inesorabile sin da due o tre anni orsono: o meglio sostenevo anche quando era in ascesa che non avrebbe mai vinto un Grand Slam e che perdeva sempre e di brutto con i top 10. In parte mi ricredo e mi sono ricreduto già da qualche tempo. Allenatore diverso, incontro con la Pennetta, chissà? Ma il match di oggi pomeriggio o stasera conferma in parte il mio antico giudizio. C’è stato un momento in cui ho addirittura pensato che Fognini potesse fare il colpaccio, soprattutto perché Murray sembrava subire, era in crisi di idee, e a parte il servizio perdeva campo e scambi se Fognini avviava il palleggio. Aveva anche il fiatone dopo certi scambi lunghi. Sul 5-2 quarto set il turning point. Uno che si mangia sei set points, alcuni ingenuamente, non meriterebbe compassione o comprensione. La partita insomma l’ha persa Fognini e non vinta Murray: un Murray malandato, spelacchiato, a me è sembrato anche claudicante, e rinunciatario, che faceva punto solo col servizio, raramente sullo scambio. Fognini certo a tratti splendido, autoritario, impettito, bronzo di Riace, staffilante da fermo di diritto con Murray che non vedeva la palla o rinviava debole e corto. Vi sono delle colpe dunque e certo anche delle attenuanti per il nostro. Colpe: ha smoccolato platealmente sul 2-1 ed è stato punito col penalty point che gli è costato il game. Queste cose un trentenne non le deve fare. Per quanto bestemmie e altro turpiloquio sono di solito tollerati da arbitri che fanno finta di niente. Poi un’altra volta ha riperso il punto su una chiamata di “hindrance”. Eccetera eccetera. Occasione d’oro mi pare, sciupata. E qui passo e chiudo.

Si è chiuso anche il torneo Nike Grade 1 di Roehampton ovviamente giovanile. Mi soffermo solo sul femminile anche perché era più folto di buone e ottime giocatrici mentre il maschile era un po’ sguarnito. Questo è stato un torneo che ha chiarito che i valori sono molto fluidi in alto, e questa fluidità è stata aggravata dal fattore erba. Istruttivo guardare e commentare il tabellone dall’alto per registrare veri e propri ribaltoni. E cadute rovinose una dopo l’altra di varie teste, teste cioè di serie. Osuigwe era numero 1 e dopo un primo turno un po’ sudato è andata sul velluto al secondo ma ha poi perso inaspettatamente dalla rossiccia e massiccia GB Francesca Jones, certo più abituata all’erba. Va rilevata questa grossa sorpresa soprattutto perché la Jones è una giocatrice mediocre per quanto visto a Firenze due mesi fa. Sentite il ragionamento: a Firenze Jones perse assai malamente contro Clara Tauson, che poi fece solo due giochi con la Bilardo, e all’Avvenire Tauson ha perso in semifinale. Penso sia chiaro il sillogismo. Ma la Jones deve essersi trasformata o gasata se è vero che ha perso 7-5 7-6 con la Juvan che sarebbe poi stata finalista del torneo. Scendendo nella perlustrazione del tabellone hanno fatto poco cammino due top 15 come Branstine, la vera delusione di questa stagione, e Appleton, anche lei piuttosto negativa sinora. A metà tabellone si segue il cammino di Taylor Johnson. Il suo sarebbe stato un torneone se il suo percorso non fosse stato macchiato da una sconfitta per 6-0 6-0 dalla Kostyuk nei quarti. Sempre per la cronaca la Johnson fu battuta a Parigi dalla Pieri al terzo. Johnson che ha messo sotto tre giocatrici di assoluto pregio in successione: In-Albon, in grande ascesa e osso duro per tutte, Paigina e McNally. Ancora sotto, le inglesi sugli scudi con Ali Collins che si prende il lusso di far fuori la Danilovic al II turno e cade solo, e non del tutto male, con la Liu. La vedete, dico la Collins, nella splendida foto allegata. Dicevo sopra del torneo sconvolto e terremotato: un gran torneo ha fatto anche la Heath britannica, una wild card, che ha estromesso un’altra piuttosto forte, la Anshba.

Il torneo lo ha vinto facile facile, senza perdete set, la USA Liu, che a questo punto è la più forte junior al mondo tolte le 99 che non giocano più lo junior: è minacciata solo dalla Osuigwe. Sarà un bel testa a testa a Wimbledon.  Nel torneo la Liu ha solo incontrato relativa resistenza dalla Burrage e dalla Kostyuk le quali l’hanno portata al tie-break in un set. Negli altri match la Liu ha lasciato anche un solo gioco alle avversarie. Spiace come già detto qui giorni fa che Tatiana sia stata quella che perso più sonoramente: forse una giornataccia. O ce lo auguriamo.

Da domenica Wimbledon junior, con i soliti tre nostri in lizza: Frinzi e Forti hanno rifatto il loro dovere e sono in main draw. Ma il cammino sarà duro.

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