Chi ha come me qualche capello bianco ricorderà questa canzone che fece furore nei tardi anni Sessanta, cantata da Nino Ferrer, al secolo Agostino Ferrari. Non che sia un patito della musica pop. Me ne servo per alludere al fatto che gli Usa, o meglio le USA, da sempre rappresentate nel tennis da un folto e nutrito parco di giocatrici… bianconere, sono al momento ai vertici con tre su quattro semifinaliste agli US Open e con una finale tutta “nera”. Fuori Serena, Venus ha avuto via libera agli sgoccioli di carriera, ma è stata fermata in semi; ma in compenso ecco una finale inaspettata, come spesso a un torneo ricco di sorprese e di imponderabili come quello americano. In realtà la negritudine nel tennis ha radici lontane e se ne potrebbe riassumere la storia gloriosa. L’America potrebbe avere oggi uno squadrone imbattibile di pelle nera se solo molte colored non fossero istradate all’atletica e al basket… Ora appunto ribadisco che gli US Open è il torneo più imprevedibile e ballerino dei quattro Slams, e finali soprattutto femminili di tono minore, e come dire tra giocatrici “di rincalzo”, sono sempre o spesso state all’ordine del giorno. Io ho ad esempio la mia idea su Pennetta-Vinci di due anni fa, finale raggiunta con il concorso di circostanze fortunose. Ma appunto anche Keys-Stephens avrà rimpinguato le tasche di qualche scommettitore. Keys, che dovrebbe vincere agevolmente, è indubbiamente più nota e da tempo in ascesa. Ricordo per l’ennesima volta che un notissimo conoscitore di matters tennistiche mi disse una volta, la Keys aveva quindici anni, di non sapere chi fosse e di non poter prevedere quindi cosa poteva fare. Sennonché c’è un collegamento stretto in questo mio ragionamento: se vince stasera la Gauff, negretta appena tredicenne che in un batter d’occhio da ranking zero arriverà entro le cento o forse oltre lunedì prossimo, ci sarà un’altra nera americana tra le ultime quattro (chissà: forse due, o anche una!) del torneo Junior. E la n. 1 del ranking è pure lei nera, la Osuigwe, senza contare altre nuove leve il cui colore di pelle non ho ancora appurato, salvo la Hewitt. “Vorrei la pelle nera” per invidia, perché le nostre… pellibianche si sono come era da attendersi messe da parte a New York, ultima la Cocciaretto, brava a giocare punto a punto con la Rybakina ieri, nel primo, poi crollata nel secondo, con una sconfitta dunque che si può definire, senza eufemismi, onorevole e promettente. La nostra ha ovviamente tutto il tempo di organizzare i due rimanenti anni di Junior, e di programmarsi oculatamente, cosa che sa già fare molto bene, e che potrà fare grazie, credo, al più alto ranking raggiunto lunedì dalle Junior italiane negli ultimi anni.
Passando alla promessa overview dei nazionali Under in corso, il trend è, ormai a ridosso delle semi e delle finali, quello di un bel solco profondo tra coppie, terzetti o quartetti di giocatori e giocatrici e il resto della truppa. Questi infliggono punteggi appunto tennistici, tipo 6-0 o 6-1 o 2 al massimo, a tutti e tutte le altre. Salendo dalla Lambertenghi: qui mi sono fatto rapidamente una competenza e il quartetto girls è formato in ordine decrescente di valori da Paradisi, Sensi, Perez Wilson e Urgesi, che poi si sono anche accoppiate nel doppio. Sono, badate, classe 2005. Anzi vedo ora che la finale è come previsto Paradisi-Sensi. Paradisi è fiorentina o comunque si allena a Firenze, e come Pigato nell’under 14 è manifestamente superiore a tutte le altre. Nel maschile è uscita la tds n. 1. Agli Under 14 supremazia scontata di Pigato e Nardi, la prima in finale contro la Paoletti dopo aver relativamente faticato nel primo set contro la tredicenne Virginia Ferrara palermitana. In Under 16 esce a sorpresa Maggioli e naviga a gonfie vele Zeppieri, laddove nel femminile Sacco non ha e non pare avere avversarie, salvo forse Girelli oggi o domani, Girelli che estromette d’autorità Rocchetti.
A Trieste 15 mila ITF Pro brilla intanto la Stefanini che zittisce nei quarti severamente la Biskic che ieri ha battuto la Bronzetti, da cui mi aspettavo una vittoria, e l’altro ieri ha costretto al ritiro Tatiana sul 4-1 nel primo. Tatiana non stava ovviamente bene, non si ritira mai perché il match va storto. Obiettivamente però la Biskic avrebbe vinto comunque, è giocatrice solida per quanto coetanea: il merito va dunque a Lukrezia, oggi la più in forma delle nostre 98.