
Foto tratta dal sito FIT
Alzi la mano chi avrebbe pronosticato la vittoria dell’Italia sulla Spagna. Io no, e lo dico con assoluta consapevolezza di aver completamente fallito il pronostico, ma con altrettanta gioia per averlo fatto. Il risultato più probabile, secondo me e seguendo la fredda logica del ranking, sarebbe stato un 5-0 per la Spagna che poteva schierare Carla Suarez Navarro, numero 29 dell’attuale ranking, best al numero 6 e tanta esperienza in campo internazionale, e Lara Arruabarrena, onesta mestierante, terraiola, numero 82 delle attuali classifiche, che sembrava comunque al di fuori della portata delle nostre.
Già le nostre. Siamo andati a Chieti con una Sara Errani che sembrava ormai in una fase discendente della carriera, l’attuale ranking al numero 142 forse sembrava essere una stima piuttosto attendibile del suo stato attuale, come testimoniato dalla sconfitta al terzo turno delle qualificazioni degli Australian Open contro la non certo irresistibile Kumkhum e la successiva sconfitta dalla Cepelova nelle quali di San Pietroburgo; con una Jasmine Paolini, rank 158, che non sembrava mai essere stata in grado di giocare bene a livello WTA e non riusciva a togliersi dall’eterno pantano degli ITF minori; con una Deborah Chiesa, rank 179, nome nuovo del tennis italiano, che però era assolutamente senza alcuna esperienza e praticamente senza vittorie in incontri WTA. Infine c’era Elisabetta Cocciaretto, rank 804, la nostra “Cocci”, praticamente in vacanza premio per le belle prestazioni ottenute agli Australian open Junior.
Insomma, bene che potesse andare, ma proprio bene, si poteva sperare in un punto conquistato dalla Errani contro la Arruabarrena, per tutto il resto veramente sembrava ci fosse bisogno di un miracolo. E il miracolo invece c’è stato, ma è giusto dare i meriti a chi ha fatto di tutto per arrivare a questa impresa sportiva, prima fra tutte Tathiana Garbin, il nostro capitano che si è mostrata intelligente a giocarsi al meglio tutte le carte a disposizione e poi evidentemente, anche durante i singoli match, ad aiutare le ragazze a tirar fuori lo spirito giusto al momento giusto. E dire che le erano subito arrivate addosso parecchie critiche, prima ancora di giocare, per la convocazione della Cocciaretto al posto ad esempio della Brescia, e poi per la scelta di far disputare il singolare della prima giornata a Jasmine Paolini al posto di Deborah Chiesa che sembrava più in forma nelle ultime uscite.
Invece è stato fatto tutto con criterio e lungimiranza. Probabilmente sia la Garbin che le ragazze sapevano fin dall’inizio che avrebbe giocato la Paolini al sabato e la Chiesa alla domenica. Il ragionamento, a posteriori, è stato molto semplice. L’unico punto che la Garbin ha dato per perso in partenza è stato quello della nostra numero due contro la Suarez Navarro, quindi Paolini o Chiesa non sarebbe cambiato nulla, quindi tanto valeva tenere la più in forma delle due per la gara della domenica, che nelle più ottimistiche previsioni sarebbe stata quella decisiva.
Ed è anche stata molto brava la Garbin a fare subito i complimenti alla Paolini anche dopo la clamorosa vittoria della Chiesa. La Fed Cup è un gioco di squadra, fare gruppo sappiamo bene quanto sia importante e quanto sia essenziale in una competizione molto diversa da tutti gli altri tornei individuali. Del resto c’è da dire che Jasmine Paolini non ha affatto sfigurato nell’unica partita persa dalle nostre. La sconfitta per 6-2 6-3 con la Suarez Navarro è stata meno netta di quanto dica il punteggio, con molti giochi ai vantaggi e punti persi di un soffio.
Le tre vittorie delle nostre sono state una più bella delle altre per mille motivi. Partiamo da Sara Errani. E’ apparsa improvvisamente trasformata e rigenerata, lontana parente dalla giocatrice che ha arrancato per tutto il 2017 e pure in questo inizio di 2018. Accanto a lei, a bordo campo, con la tuta della nazionale italiana, è apparso Pablo Lozano, suo coach storico, con lei nei momenti di gloria delle finali al Roland Garros e del numero 5 nel ranking in singolare e del numero 1 in doppio per tantissimo tempo, e che aveva deciso di “lasciare” circa un anno fa, cercando nuovi stimoli con altri allenatori.
Evidentemente Pablo è la persona al mondo che la conosce meglio di tutti ed è bastato parlarle qualche giorno per darle le motivazioni giuste e farle tornare la grinta e la voglia di vincere di un tempo. Dubito che pochi allenamenti insieme abbiamo fatto cambiare il gioco di Sara, ma certamente Lozano è stato determinante sul piano emotivo e psicologico, e credo che la sua sola presenza sia stata fondamentale per vedere Sara trasformarsi e vincere prima facilmente contro la Arruabarrena per 6-1 6-1 e poi ripetersi contro la ben più quotata Suarez Navarro, sconfitta in tre set con il punteggio di 6-3 3-6 6-3, ma con la sensazione di avere sempre il match in mano, cosa che non capitava da parecchi mesi, almeno se consideriamo le partite contro top 30.
Sul 2-1 Italia, ecco la partita della vita di Deborah Chiesa, intensa, determinata, mai doma, nemmeno quando sembrava tutto perso, sul 4-1 per la Arruabarrena nel terzo set, dopo che Deborah aveva vinto il primo per 6-4 e perso il secondo per 6-2. Al cambio di campo Tathiana Garbin le ha detto “Come vuoi essere ricordata? Come una leonessa?”, Deborah ha risposto “Sì, lo voglio” e la partita è improvvisamente cambiata. 12 punti a 3 di parziale per la Chiesa che in pochi minuti si è ritrovata sul 4-4, poi equilibrio sul 5 pari e Deborah che non riesce a sfruttare una palla break e porta la spagnola sul 6-5. A questo punto nervi saldi e tie break decisivo conquistato.
Il tie break è stato di una emozione infinita, quelle situazioni che ci portano ad amare questo meraviglioso sport. Partenza sprint di Deborah che si porta prima 4-0 e poi 5-1. Sembrava fatta e invece no, scatto di orgoglio della Arruabarrena che recupera fino al 5-5. Sembra che l’inerzia della partita sia definitivamente girata a favore della Spagna, quando Deborah tira fuori dal cilindro un ace che la porta al match point sul 6-5.
Tutto finito? Assolutamente no. Vincente della spagnola, match point annullato e punto successivo a favore della Arruabarrena, quindi match point contro. Chissà se in quel momento è venuto in mente alla Chiesa la partita di venti giorni fa quando ha perso alle qualificazioni degli Australian Open dopo aver avuto un match point a favore.
Fatto sta che Deborah è riuscita a liberare la testa dai pensieri, ha salvato il match point con un vincente, poi sul 7 pari ha fatto un altro ace che l’ha portata ad un nuovo match point a favore. Questa volta non è servita nemmeno una nuova prodezza in un momento importante, perchè è arrivato l’errore della spagnola che ha affossato in rete un dritto, nemmeno troppo difficile, ed è stata l’apoteosi finale.
Brava Deborah Chiesa, brava Tathiana Garbin e bravi tutti coloro che hanno creduto in queste ragazze contro lo scetticismo generale.