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Deborah Chiesa: “La Fed Cup come punto di partenza”

by Paolo Angella

Abbiamo raggiunto Deborah per parlare con lei delle emozioni che le ha lasciato l’esperienza di Fed Cup e soprattutto delle aspettative per la carriera che sembra essere ad un punto di svolta. Ho trovato una ragazza molto serena e tranquilla, certamente consapevole della grande impresa che ha portato a termine in Fed Cup, ma altrettanto realista sul fatto di essere solo ad un punto di partenza della carriera e sul fatto che la attendono tantissime prove difficili per superare le quali dovrà lavorare molto duramente e crescere ancora tanto tennisticamente.

Deborah, hai smaltito le forti emozioni della Fed Cup oppure le stai ancora vivendo?

L’adrenalina del momento è passata, ma le emozioni che ho vissuto nel week di Fed Cup resteranno in maniera indelebile nelle mia mente e saranno uno stimolo a cercare di migliorarmi continuamente per potermi meritare di nuovo la convocazione e provare a riviverle in ugual misura”.

Sei riuscita a festeggiare la tua vittoria oppure hai ripreso subito gli allenamenti con il solito ritmo?

“Io avevo in programma di tornare subito ad Anzio, dove mi alleno abitualmente con i fratelli Piccari, e riprendere il solito ritmo, ma appena arrivata ho trovato una sorpresa fantastica che mi hanno fatto i ragazzi che lavorano al circolo. Al bar hanno proiettato un video con un collage di varie foto e riprese della mia partita, montato davvero benissimo a tempo di record. A rivedere quelle immagini non nascondo che mi sono emozionata tantissimo, ancora di più che nell’immediatezza del fine partita”.

Quando hai saputo che avresti giocato tu il secondo singolare della domenica?

“L’ho saputo il sabato sera. Al venerdì sera Tathiana Garbin ci ha comunicato che al sabato avrebbe giocato Jasmine e invece che per la domenica doveva ancora decidere e di tenerci pronte entrambe. Sabato notte un po’ di agitazione l’ho avuta perché già durante i primi singolari avevo assistito ad un tifo pazzesco per le mie compagne e al pensiero che tutti quei boati che si sentivano a bordo campo sarebbero stati per me. Il cuore ha iniziato ad accelerare la frequenza dei battiti, però poi ho cercato di controllare le mie emozioni e, anche se con la pelle d’oca, penso di essere scesa in campo emozionata, ma ben focalizzata su quello che dovevo fare in campo per superare la mia avversaria”.

Riviviamo la tua partita di Fed Cup. I primi due set con andamento alterno…

“Sì è vero, il primo set è andato benissimo, sono entrata in campo con le idee molto chiare su come impostare la partita. Avevamo studiato la mia avversaria e sia Tathiana Garbin che Francesco Piccari mi avevano consigliato benissimo sulla tattica da seguire in campo; poi ovviamente un conto è capire bene come impostare un match, tutt’altro conto è riuscire a metterlo in pratica, nel primo set ci sono comunque riuscita. Poi, forse a livello inconscio, ho accusato un po’ di rilassamento dopo aver portato a casa il primo set e, si sa, a questi livelli, non puoi mollare un minuto che vieni subito punita e così è stato. La mia avversaria ha sbagliato pochissimo, io invece ho fatto qualche errore di troppo mi sono messa a rispondere troppo indietro dalla riga di fondo ed il secondo set mi è scappato di mano ben presto”.

E poi veniamo a terzo set. Partita malissimo, l’hai ripresa dimostrando grande caparbietà …

“Il terzo set è iniziato sulla falsariga di quello che era successo nel secondo. Sono andata sotto 4-1 in poche decine di minuti. Tathiana ad ogni cambio campo mi diceva  di continuare a fare il mio gioco che sarei riuscita a metterla in difficoltà, ma in particolare in quel cambio campo mi ha aiutato a capire che se avevo qualcosa ancora da dare al match era il momento di tirarlo fuori e allora mi sono decisa a rischiare un po’ di più, a forzare i miei colpi. Sono tornata in campo decisa più che mai a dare il massimo, ho vinto bene il game successivo sul mio servizio, forse lei è rimasta un po’ sorpresa, perché ha fatto qualche errore non forzato che non faceva da molti giochi e io invece ho deciso di forzare anche sulla risposta e ho recuperato il break. Sul 3-4 mi sentivo di farcela, la stanchezza che incominciavo a sentire sul finire del secondo set era improvvisamente scomparsa, a dimostrazione che la componente psicologica nel tennis incide molto anche sull’aspetto fisico; e così l’ho ripresa sul 4-4. Naturalmente anche lei non è una che molla facilmente quindi abbiamo rivinto due giochi a testa e siamo arrivate al tie-break”.

E quel tie-break è stato certamente uno dei momenti più emozionanti del tennis recente, perché è stato un susseguirsi di ribaltamenti di fronte che ti hanno vista passare in pochi istanti dalla quasi certa vittoria alla quasi certa sconfitta. Raccontaci come l’hai vissuto.

“Il tie-break è stato veramente emozionante. Sono andata subito 4-0 e poi 5-1, poi lei ha fatto un paio di punti giocati molto bene, mi sono disunita un attimo e mi sono ritrovata sul 5-5. Ho servito bene e con un ace sono arrivata al primo match point, ho risposto corto, lei ha preso in mano il gioco e mi ha fatto correre senza darmi la possibilità di entrare nello scambio. Poi è stata lei ad avere il match point a favore sul 7-6. In quel momento ho ripensato agli Australian Open, quando ho avuto tre match point a favore con la Lottner e poi ho perso perché probabilmente ho avuto paura di forzare. Questa volta mi sono detta che sarei stata io a decidere le sorti del match, potevo anche perdere, ma volevo farlo senza rimpianti. Ho deciso di forzare, ho salvato il match point, gestendo molto bene uno scambio molto lungo, chiudendolo con un vincente, poi ho fatto un ace che mi ha portata al match point a favore e forse è stata la mia avversaria ad avere un po’ il “braccino” e ha sbagliato un colpo per nulla difficile e così sono riuscita a chiudere scacciando i “fantasmi” di Melbourne, che forse mi hanno pure aiutato a scegliere la tattica migliore e soprattutto a portare la vittoria all’Italia”.

Che cosa hai provato vedendo la tua foto e il tuo nome sulla prima pagina della “Gazzetta dello Sport” e anche di altri giornali non sportivi?

“E’ una sensazione molto strana, certamente molto positiva, mi hanno chiamato in tantissimi, anche persone che non seguivano il tennis, dicendo che mi hanno vista in televisione, insomma una bella sequenza di emozioni che, come dicevamo prima, resteranno per sempre nella mia mente”.

C’è un messaggio, tra i tanti arrivati, che ti ha colpito più di altri?

“Me ne sono arrivati moltissimi, dai miei ex maestri, da chi mi ha visto fare i primi passi con la racchetta in mano, da amici e parenti; mi ha scritto anche il massimo rappresentante della Lotto che mi fornisce l’abbigliamento sportivo, che è abituato ai successi della Radwanska, e non mi sarei mai aspettata che scrivesse anche a me, ma sono veramente tanti quelli che hanno trovato un minuto per scrivermi o telefonarmi che non vorrei certamente fare una classifica tra loro”.

La tua carriera è ad una svolta molto importante, caratterizzato dal passaggio dagli ITF ai WTA. Come stai vivendo questo periodo di crescita tennistica?

Il modo di vivere il tennis sta cambiando completamente. Non riesco più a fare una programmazione a lungo termine perché non so se riesco ad entrare nei tabelloni dei WTA. Devo girare il mondo molto più di prima con tutte le difficoltà anche logistiche e burocratiche con cui non avevo a che fare prima. Ad esempio volevo andare in Messico, ad Acapulco per fare il torneo WTA, e poi andare in Cina a fare una serie di tornei sul veloce, ma ho avuto problemi con il visto per la Cina che avrei dovuto fare mentre ero in Messico, così sono dovuta restare in Italia per espletare le formalità burocratiche e ho rinunciato al Messico. Giovedì parto per la Cina, ma in linea di massima cercherò di iscrivermi a più WTA possibile sperando di entrare nei vari tabelloni”.

Stai vedendo molto differenza tra ITF e WTA oppure tutto sommato non cambia molto?

“Cambia tantissimo come organizzazione e logistica. Nei WTA sei sempre servita e riverita da tutti, passare da doversi raccogliere le palline da sola a questi tornei dove hai tutto pronto e organizzato è davvero un abisso. Come gioco, sinceramente, sia a Auckland, che agli Australian Open che a San Pietroburgo, non mi sono sentita fuori luogo; certo la strada è molto lunga, ma io credo almeno di potermela giocare a livello di qualificazioni di WTA, per quello spero di entrare il più possibile nei vari tornei, anche perché, del resto, ormai anche vincere dei 25000 dollari non solo non mi porta punti utili, ma sicuramente non mi aiuta a crescere”.

Parliamo del tuo gioco. Grande rovescio e comunque mi pare che tu stia incrementando l’attitudine al gioco di attacco o sbaglio?

“Il rovescio è sicuramente il mio colpo migliore, quello in cui cerco il vincente, questo da sempre. E’ anche vero che, soprattutto nell’ultimo periodo, con i fratelli Piccari stiamo cercando di migliorare e sfruttare di più il gioco di attacco, partendo dal servizio, che pur non essendo potentissimo, sa essere spesso molto insidioso per le avversarie. Naturalmente è sempre importante anche saper difendersi bene e cercare di ributtare sempre di là la palla. E’ importante lavorare con serietà e costanza in tutti gli aspetti del gioco, sulla tattica e sulla tecnica”.

La mia impressione è che tu possa arrivare ai risultati migliori sul veloce. Sei d’accordo?

“In linea di massima sì. Io ho nel servizio un punto di forza e mi piace avere in mano il gioco quando ci si sposta e si scambia. Poi è chiaro che noi italiane siamo tutte cresciute sulla terra”.

Quanto conta il fisico nel tennis femminile moderno? In futuro vedremo campionesse solo sopra i 180 centimetri e piene di muscoli oppure no?

“Il fisico e l’altezza contano sicuramente, non è certo tutto, serve naturalmente la tecnica e nel tennis moderno però è indispensabile avere una seria e rigorosa preparazione fisica. Io ad esempio da maggio dello scorso anno ho perso sette chili e ho subito visto eccellenti risultati. Per arrivare al peso forma mi hanno seguito specialisti molto bravi che adesso giocano un ruolo fondamentale nel tennis”.

Professionisti che hai trovato nel circolo di Anzio dei fratelli Piccari, che mi pare siano stati determinanti per la tua crescita, giusto?

“Senza il minimo dubbio. Io stavo molto bene anche con la mia famiglia e con il mio vecchio maestro, però capivo che se volevo fare il salto di qualità dovevo rivolgermi ad un gruppo di professionisti del tennis al massimo livello. Ho incontrato i fratelli Piccari lo scorso anno a Solarino, ho parlato con loro, li ho trovati molto disponibili anche solo a farmi provare ad allenarmi nel loro circolo. Sono andata ad Anzio e sono stata accolti da tutti loro, e da Karin Knapp, come veramente una di famiglia e persone pronte a curare ogni mia esigenza, sia fisica che tecnica e mi hanno aiutato davvero a crescere moltissimo”-

Per concludere, proviamo a indovinare con che ranking chiuderai il 2018?

“No, dai, è meglio non guardare i numeri. Il salto dal 2016 al 2017 è stato notevole, io spero solo di riuscire a entrare in tanti tornei WTA e potermi giocare le mie chances, poi se saprò dimostrare che il mio livello è quello, allora il ranking arriverà di conseguenza”.

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