Eccoci alla 59esima edizione del Trofeo Bonfiglio!!
Come al solito il primo giorno di qualifiche è stato abbastanza noioso: succede che vari giocatori/giocatrici oltre la 100° posizione del ranking, che sarebbero titolati a giocare le quali, in effetti decidano di disertare il torneo sull’assunto (abbastanza fondato) che, anche qualora riuscissero a qualificarsi, verrebbero comunque eliminati ai primi turni del tabellone principale; questi giocatori preferiscono quindi prendere parte a tornei più abbordabili (tipo il Grado 2 che si sta giocando in Ungheria) in cui sono ammessi di diritto al tabellone principale, magari anche come teste di serie. La conseguenza di quanto sopra è che nelle qualifiche del Bonfiglio si creano buchi colossali, che vengono riempiti da atleti che non hanno chance contro dei top 100, ma che, giustamente, ci provano anche per il solo fatto di poter un giorno raccontare di aver partecipato al torneo conosciuto come “il quinto slam” (ma che dovrebbe essere rinominato “il terzo slam”, visto che spesso il tabellone principale del Bonfiglio è più competitivo di quello dell’Australian Open e dello U.S. Open). Ecco perché le partite del primo giorno di quali hanno onestamente poco senso: si può, infatti, trovare la Gracheva, ex top 20 junior, che gioca contro la Gaggini, ragazza senza ranking ITF. Inevitabilmente, nella maggior parte dei casi, il risultato di questi match è 6-0 6-0 e uno può contare i punti che la malcapitata avversaria della giocatrice top riesce a mettere a segno, fermandosi spesso prima di arrivare a 20.
Visto il tabellone, ho quindi deciso di non seguire su nessun match in particolare, ma di “girare un po’ in giro” sperando di vedere qualche giocatrice di interesse (come al solito, il maschile lo ho bellamente ignorato). La prima giocatrice che ho osservato è stata proprio la Gracheva, ex top 20 junior che, ultimamente, ha prevalentemente giocato ITF Pro, ottenendo varie finali e vittorie consecutive in diversi 15.000; la russa sta ora cercando di alzare ulteriormente il livello e ha iniziato a giocare qualche 60.000 e 100.000. Giustamente, la Gracheva ha quindi un po’ trascurato il circuito junior e la sua classifica è peggiorata notevolmente: ecco perché si è ritrovata a dover giocare nelle qualificazioni. Se il suo match è stato troppo facile per esprimere giudizi significativi, secondo me la Gracheva ha comunque messo in mostra un tennis decisamente superiore a quello delle altre giocatrici che ho visto: tira una palla notevolmente più veloce e ha una facilità nel trovare i vincenti che la fanno immediatamente risaltare. Oltretutto, la russa è veramente solida sia di dritto che di rovescio (entrambi colpiti abbastanza piatti) che col servizio; sul gioco di rete, invece, non so dirvi nulla perché, a rete, non ha mai avuto bisogno di andarci. Alla luce di tutto ciò, riprendendo una mia vecchia abitudine, le ho appioppato il nomignolo di “Ma che ci fai” o “Mache” per gli amici: infatti, gioca troppo bene per le qualifiche, anche comparandola alle migliori del tabellone. Anche se Barbara non gioca il tipo di tennis che preferisco, in quanto si affida molto alla sua innata potenza, certamente vederla giocare è stato impressionante: se non è stato amore a prima vista, come un anno fa per la Mandlik, diciamo che è stato almeno un bel flirt.[1]
Ho seguito poi qualche game di Najah Dawson, la sola americana che ha partecipato alle qualifiche, avendolo promesso a una nuova amica di questo sito, Colette Lewis. Colette è la direttrice di un bel blog americano (a cui vi consiglio di dare un’occhiata) che si chiama “ZooTennis” e ha acconsentito a ospitare la versione inglese dei miei articoli sul Bonfiglio sul suo blog, al solo fine di far accrescere la visibilità di TennisUnderworld all’estero (la ringrazio di cuore). Tornando a Najah, è una ragazza nera, piccolina e mancina. Gioca un tennis abbastanza divertente, in quanto scende un sacco di volte a rete: il primo punto della partita che ho visto è stato in effetti un serve and volley della Dawson e varie volte la ragazza ha seguito la risposta. Devo dire che, almeno oggi, a rete non è che abbia sempre fatto sfracelli; ciononostante, con il suo stile un po’ naive, risulta piacevole da vedere. Najah gioca il dritto con un’impugnatura western estrema, tanto che colpisce un po’ alla Berasategui; la palla però, anche se molto arrotata, le esce piuttosto lenta, per cui non è che il suo dritto mi abbia convinto molto. Ho trovato decisamente meglio il rovescio, un classico colpo bimane molto più piatto del dritto, ma anche molto più sicuro. La partita di Najah non è stata molto felice (e lo ha ammesso lei stessa quando, dopo il suo match, abbiamo fatto due chiacchere), tanto che la sua avversaria, Urelli Rinaldi, che personalmente non avevo mai sentito, ha giocato match praticamente alla pari: il risultato finale è stato 6-4 5-7 6-4 per l’Americana. C’è da dire, però, che Najah ha fatto molto da sola in quanto, almeno ei games che ho visto, ha alternato 1 bel punto a 2 non forzati abbastanza inspiegabili.
Mi sono poi dedicato a vedere come stanno due vecchie amiche del sito: la prima è Noa Krznaric, di cui devo ancora capire come si scriva il cognome. Onestamente, non la ho trovata per nulla bene; è stata piuttosto deludente. Fisicamente Noa è cresciuta tantissimo dall’anno scorso ma, oltre a questo, secondo me nulla è cambiato: e se un anno fa, quando ancora era minutina, mi aveva impressionato per la sua potenza, molto meno lo ha fatto quest’anno che me la sono ritrovata enorme; restano poi ancora li tutti i gratuiti che faceva. Pensavo che quest’anno la Krznaric sarebbe esplosa, ma per ora i risultati e, oggi, il gioco espresso, sono stati abbastanza sotto le attese. La Croata ha trovato una buona avversaria in Greta Carbone: alla fine ha vinto la Krznaric 6-2 6-4, facendo forse un po’ troppa fatica, rispetto a quanto era lecito attendersi, per portare a casa il match. Spero che la Krznaric abbia semplicemente avuto una giornata no e che il potenziale che aveva mostrato fino all’anno scorso non sia disperso.
E da ultimo, parliamo un po’ di Helene Pellicano. La Pellicano mi era piaciuta un anno fa e mi è piaciuta ancor di più oggi. Adoro il suo rovescio, con cui riesce a trovare belle soluzioni specie in lungolinea; ma anche il dritto è molto bello ed è difficile capire quale sia il suo colpo migliore. Mi pare che Helene abbia notevolmente accresciuto il peso di palla rispetto a un anno fa; è l’unica giocatrice che ho visto oggi (e ne ho viste, almeno per alcuni minuti, varie altre oltre a quelle qui menzionate) che colpisce forte quasi quanto la Gracheva. Forse le manca un po’ di solidità rispetto alla russa, ma è anche di due anni più giovane. Di Helene, mi hanno convinto decisamente meno, invece, il servizio, più lento di quello della Errani, e le voleé alte con cui ha fatto autentici disastri. La ragazza però, sempre sorridente, mi ha detto che ha sofferto di un piccolo stiramento, le cui conseguenze si sta portando dietro dal match perso contro la Zheng a Santa Croce. Non ho approfondito perché Helene andava di fretta, ma lo stiramento potrebbe aver pregiudicato servizio e voleé. L’avversaria della Pellicano era la Piangerelli, di cui nulla conosco ma che si è rivelata una all’altezza: è stata brava ad approfittare dei problemi al servizio della maltese e ad aggredirla costantemente. Il match tra le due è stato piuttosto equilibrato e ci sono stati scambi veramente belli. Il risultato finale è stato 6-2 6-4 in favore della Maltese.
Purtroppo, la Curmi, l’altra ragazza maltese che sta giocando così bene, non ha preso parte alle qualifiche: credo che le abbiano assegnato una wild card per il tabellone principale, anche perché ieri era impegnata nelle semifinali a Santa Croce (poi perse contro la Rogozinska Dzik in tre set) e le quali non avrebbe proprio potuto giocarle.
Per oggi è tutto: ovviamente è stato giocato anche il maschile, ma non ho seguito nulla perché a me il tennis maschile non piace.
[1] Non prendetemi sul serio per favore, i miei amori sono tutti platonici e basati sulle qualità tennistiche delle varie ragazze.