
Titolo altisonante, applicabile in fondo a tutti i tornei, ma mi è venuto in mente perché tutte e tre le cose vi sono state quest’oggi. Prima di passare alla cronaca, un po’ di prepartita, con osservazioni scritte prima di mettere in moto lo scooter e partire per il circolo stamattina.
Gli organizzatori hanno pianificato quest’anno uno stillicidio: è questo di Firenze il torneo junior più lungo dell’intero anno, perché è partito il sabato e si chiude il lunedì di due settimane dopo: durata 10 giorni. Programma spalmato nel tempo, e primo turno del main draw che si completa il giovedì laddove altrove, come a Istres, si giocano oggi ottavi o anche quarti. E tabelloni ormai unificati a 32, niente più 48 con byes. Anomala e coraggiosa la decisione di imitare i tornei Pro con un torneo di pre-qualificazione.
Come dicevo ieri, match dunque subito vivi, decisivi, delicati, niente primi turni facili. Guardando ai tabelloni, nel maschile tutto da scoprire è Tyler Zink, 2001 Usa, tds 1 e subito all’esame Filippo Moroni. Spesso in passato gli USA qui venuti e molto reclamizzati, e anche pittoreschi, si sono squagliati come neve al sole. Darderi affronta il più giovane dei von Schulenburg, una dinastia che ha sempre fatto bene a Firenze: sulla carta questo svizzero può andare molto lontano, se Darderi non ci mette una pezza. Da verificare anche Tabacco, il più giovane dei due fratelli, si fa per dire, è sedicenne, e Grammaticopolo, recentemente autore di buoni risultati. Sotto si può far luce Passaro. Nel femminile occasione per “tastare” (in senso buono) Beatrice Ricci, balzata sulle prime pagine lei pure poche settimane fa, e che può intrappolare la svedese tds n. 1. Altro match di cartello è Ziodato-Noskova, con la ceca 2004 di cui si dice un gran bene sin dall’anno scorso a Salsomaggiore. Come ovvio, Paradisi ha sulla carta la strada sbarrata contro una giocatrice di due anni più anziana (!!), e pure lei in ascesa: un osso duro. L’unico match che non coinvolge italiani e italiane si annuncia come quello dal tasso tecnico più alto: si tratta di Giulia Morlet, francese, e chissà perché Giulia e non Julie (ce lo spiegherà), che già da quattordicenne batteva fino alla 300 e oltre negli ITF Pro, e di Ziva Falkner, che così bene fece l’anno scorso mettendo in evidenza un gran tennis (vincerà la Falkner, con l’anomalo punteggio di 6-0 0-6 6-2, nota delle ore 18 circa).
Finito il prepartita. Benché ci fossero saggiamente solo tre o anche due match programmati su sei campi ho preferito vedermene per intero solo tre, e sbirciare molto velocemente parte degli altri. Ho dunque visto poco di Moroni che, in gran spolvero e due gambe così, come profetavo ha eliminato abbastanza facilmente lo yankee Zink, ed è la più grossa sorpresa della giornata, e di Rottoli che avuto la meglio sull’italo-russo Binda. Altra sorpresa, in un match di cui ho seguito solo un quarto d’ora, è venuta da Ziodato, che in tre set ha liquidato la Noskova: il match era sul disagevole (per gli spettatori) campo 6, che si trova incastrato tra altri due campi sicché quasi tutto quello che accade è da indovinare. Ma quest’anno la novità è un segnapunti che i giocatori lodevolmente aggiornano ai cambi di campo. Una ulteriore sorpresa viene da Alessandra Simone che ha battuto la più quotata Zund che fece molto bene lo scorso anno. Conferme da parte di Matilde Paoletti e Alvisi: quest’ultima ha disposto in maniera davvero perentoria della sua avversaria. Tutti gli altri match non li ho visti per niente, anche perché Darderi ha perso (questa la dolente nota, e purtroppo prevista) il suo match con von Schulenburg proprio mentre anche Anna Paradisi giocava il suo match che ho visto per intero. Quella di Darderi è stata appunto una battaglia: incontro finito al terzo con tiebreak, e vinto però a 1 dallo svizzero. Peccato!
In mattinata era scesa in campo Lisa Pigato contro Nina Geissler svizzera del 2001, giocatrice un po’ pesante e non mobilissima ma snodata e dotata di colpi naturali molto carichi e anticipati, e un gioco basato sulle percentuali senza tirare indietro il braccio. Pigato accetta lo scambio prolungato e non sempre le va bene, anche se la svizzera alterna accelerazioni vincenti ad errori anche grossolani, quelli che Pigato si guarda bene dal commettere. Come spesso accade nel femminile le due giocano inizialmente a brekkarsi a vicenda. Si procede di pari passo nel primo set, con Pigato che cerca il suo modulo preferito di difesa e contrattacco alternando accelerazioni a palle flosce. Il primo e unico allarme si ha quando la svizzera passa a condurre per 4 a 3; ma nel game successivo ne combina di tutti i colori e dopo vari vantaggi il punteggio è 4 pari. Pigato si porta 5-4, annulla tre palle del 5 pari e poi si aggiudica il set per 6-4. Tutto più facile nel secondo, chiuso a 6-2. Presumibilmente il prossimo turno sarà un derby Pigato-Rossi.
Subito dopo sullo stesso campo Nardi, il da me atteso Nardi. L’ultima volta l’avevo visto all’Avvenire 2018 dove fu surclassato da uno spagnolo bravo ma non trascendentale. Debbo dire con franchezza che mi pare Nardi giochi tale e quale l’anno scorso; peraltro è uscito da quella trance agonistica che durò vari mesi dai primi dell’anno appunto sino all’Avvenire e al Bonfiglio. È infatti falloso, soprattutto col rovescio, e quando il match si allunga e si avvicina alle zone calde il braccio gli trema. Gioca ancora un tennis molto semplice ed essenziale: non possiede rotazioni, gioca tutto piatto, e basa molto se non tutto su servizio e diritto. Né ha grandi varianti: a volte tenta la smorzata ma non è sistematica; a rete non gioca male, e anzi a sorpresa scende a rete anche sulla seconda. Non ha o non ha ancora l’accelerazione vincente di diritto. La dote migliore rimane il recupero e la capacità di rovesciare il punto quasi perso in punto vinto. L’appannamento attuale dipende secondo me dalla concentrazione che va e viene e da una certa mancanza di grinta. Oggi Nardi ha cominciato alla grande mettendo alle corde un inglesino biondissimo mancino dal tennis tuttavia piuttosto pregiato, soprattutto con servizio potente e insidioso e fondamentali molto carichi di topspin che cadevano sempre nei pressi delle righe. Nardi si portava infatti con autorità sul 5-1 e sembrava che il match fosse una formalità. Ha invece seriamente rischiato di perderlo. Avendo chiuso il primo set a 6-1, si portava poi sino a 4-2 nel secondo. Qui Nardi perdeva convinzione, si metteva a sbagliare, commetteva gratuiti anche sanguinosi mentre l’inglese (Gill, il suo cognome) giocava sempre più lungo e sempre più angolato, e sbagliava sempre meno e si galvanizzava. Pareggiava i conti a 4 pari e anche se poi Nardi trovava la forza di andare 6-5 a suo favore si arrivava al tiebreak. Anche qui Nardi scappava avanti per essere raggiunto e superato: 7-6 e secondo set all’inglese. Patemi anche nel terzo, con i due che procedono appaiati sinché Nardi va in fuga e tira un sospiro di sollievo. Finale 6-1 6-7 6-4. Dopodomani altro match in salita contro von Schulenburg.
Anna Paradisi ha pure lei rischiato di vincere contro Alina Granwehr svizzera. Temevo la goleada – la svizzera è 273 del ranking – ma Paradisi ha fatto partita pari e deve recriminare di aver perso il primo set dopo averlo condotto a suo favore ed essere stata a due passi dal vincerlo. Ha fatto passi da gigante in questi mesi da Firenze 2018. Rara nella concentrazione, lucida e non emotiva almeno apparentemente, sbaglia pochissimo e avrà commesso 5 gratuiti in tutta la partita. E infatti il suo pregio attuale è la pura regolarità: mi ha ricordato Barazzutti, che non sbagliava mai per primo e palleggiava anche fino a 50 scambi con Higueras. Questo gioco di regolarità è basato sul posizionamento a due-tre metri dietro la linea di fondo, il che le permette di ribattere con il rimbalzo in discesa e di impattare in sicurezza da posizione molto accovacciata. Senza rotazioni, gioca piatto e teso. Questo la espone però al rischio di ricevere smorzate più imprendibili che se si fosse trovata più avanti. Ovvio che Paradisi non ha vincenti nel suo repertorio ma arriveranno. Dovrà lavorare anche tantissimo sul servizio, per ora solo appoggiato e con uno slice-kick di prima e di seconda che è una miniera di punti per l’avversaria se soprattutto finisce corto. Soda e compatta la svizzera si è rivelata tuttavia modesta giocatrice. Ha regalato qualcosa come 15 doppi falli a Paradisi, e ha sì sfoggiato accelerazioni notevoli con ambedue i fondamentali ma anche commesso errori grossolani. Avvio fulmineo di Paradisi che senza mollare un centimetro di campo rimette tutto il possibile, fa sbagliare di impazienza l’avversaria e arriva ad issarsi sino a 5-2. Ma qui la svizzera ingrana la rimonta e nonostante Paradisi riesca a strappare il 6-5 si arriva al tiebreak, finito poi 7-5 a suo sfavore. Sembra finita e invece no, e anche agevolata da un passaggio a vuoto dell’avversaria la nostra si aggiudica il secondo set per 6-3. Il terzo, ricco di capovolgimenti di fronte, finisce 6-4 per la svizzera che riesce a brekkare Paradisi al nono gioco e poi tiene il suo servizio.
4 comments
I agree….
Grazie di leggerci…
Beh…non è facile avere uno sguardo da vicino su molti ragazzi di cui si leggono spesso solo i trafiletti con gli score e fa piacere che un appassionato vero abbia voglia di condividere le sue impressioni….complimenti!
Cataflic, tu te ne capisci di tennis e sei il mio commentatore preferito. Ciao