Titolo wagneriano, credo meritato, per una giornata a Wimbledon che ha visto sconquassi, cioè cadere un numero inimmaginabile di dèi e di dee, battuti e battute sul campo lealmente o per ritiri totali, prima del match, o durante, e in quantità esponenziale (e ci sarà una ragione, dico dei ritiri così numerosi). Nel maschile dall’alto al basso, e dite se è poco, fuori Federer, Tsonga, Isner (oltre a Nadal); ancora più prestigioso ed eclatante l’elenco delle giocatrici già fuori, e pronosticatissime anche per la vittoria finale o per fare altro cammino: con scalpore massimo per Sharapova, seguita da Azarenka, Jankovic, Wozniacki, Ivanovic, e l’altro ieri Errani. Nel contempo tira finalmente aria nuova nel tennis, soprattutto femminile, e spuntano ormai alla ribalta, animose di scalzare le regine, senza timori reverenziali, facce mai viste, e fresche, sorridenti, con capelli biondi e carni bianche: una Puig, una Bouchard, una Robson (lei li ha neri!), una Larcher de Brito, tutte sui 19 o 20 anni.
Questa ecatombe va spiegata. E la prima ragione è che più a Wimbledon che altrove i giocatori delle retrovie scendono in campo come in preda a una ipnosi agonistica, e giocano alla morte. Naturalmente per fare questi risultati, al maschile ci vogliono giocatori di una certa attitudine e di una certa tipologia. Mi soffermo solo su Stakhovsky, che del resto assomiglia molto a Rosol o anche a Janowitz: statura sull’1.90 e oltre, e gioco basato essenzialmente sulla prima possente e la brevità dello scambio, venendo con coraggio a rete a chiudere. Per fare risultato sull’erba è ormai appurato che la vecchia arma del tennis erbivoro va messa in soffitta: Laver vinceva con il servizio slice a uscire… beh non serve più, non fa più male. Impera, avrete visto, il piattone a 200km all’ora e oltre. Se hai buone percentuali puoi arrivare al tie-break; se sei poi predisposto a scendere a rete e non hai una volée fallimentare, puoi anche fare partita con chiunque. La domanda però che mi faccio sempre è cosa fanno durante tutto il resto dell’anno Stakhovsky, Rosol o Brown (ho visto di lui degli scambi devastanti), e perché giocano solo due settimane o un giorno.
Stakhovsky io non lo conosco bene, e mi sa che come Rosol questo rimarrà il suo fiore annuale all’occhiello, e l’exploit della vita. Di lui, a giudicare da questa partita, metto in luce 4 cose, a conferma di un giocatore intelligente e coraggioso: 1) il contropiede; 2) la profondità della volée: non basta impattare a rete, devi mettere la palla nei pressi della riga per complicare il secondo passante dell’avversario; 3) la discesa a rete anche e soprattutto sulla seconda, spesso premiata; 4) l’ottimo inglese, lessicalmente scelto e fluidissimo, anche arguto, esibito nella intervista.
Oggi per noi è andata un po’ meglio. Su Knapp vincitrice sulla Safarova mi limito a tre punti esclamativi: !!! Circa la Giorgi, giocatrice che non mi riscalda, passo direttamente il microfono a Giorgio Galimberti, che ha detto cose interamente da sottoscrivere durante la telecronaca. Meno bene il telecronista di Sharapova-Larcher de Brito: “un nome da tenere presente in futuro”, ma la Larcher frequenta alti palcoscenici da ormai cinque o sei anni pur essendo ventenne, e in un lontano US Open batté anche la Pennetta da quindicenne! Quindi era già da tempo una promessa. Piuttosto, recentemente è calata, e anche per lei ci sarà subito, dopodomani, la prova del nove.
1 comment
Postilla mattutina….
1) Federer. Voglio come sempre farmi bello e sfoggiare: avevo detto giusto l’altro ieri che Federer non arrivava più nemmeno in finale attualmente ai Grandi slams, e se non vi arriva vicino a Wimbledon, anzi ne rimane lontanissimo, significa che il suo declino è ancora più accelerato. Avrete visto da sotto il colletto spuntare una “camiciola” bianca (così si dice a Firenze): certo che a Londra fa freschino, ma anche questo è un segno del passare del tempo. Forse ricordate quando il compianto Paolo Rosi, il telecronista di atletica, scherzava con Mennea ormai vecchiettino e la sua “maglietta della salute” sotto la canotta. Però vinceva ancora sugli italiani. Quanto ai ritiri sempre più frequenti ho scritto tempo fa qui, se volete rileggerlo, un pezzo un po’ analitico sulla sindrome del ritiro e le sue casistiche.
2) Si badi bene che, fermo restando che Federer ieri non è stato brillante, Stakhovsky non ha rubato nulla. Anzi, ha messo in mostra, oltre alla prima con alte percentuali e molto incisiva, l’accompagnamento di un gioco a rete tempestivo e capace, quasi da vecchi tempi del serve and volley. Comunque, visto che è del 1986, temo che il suo sia un exploit meteorico. Anche Rosol, eroe dell’anno scorso, non è più un giovincello; lo è invece, della truppa dei corazzieri, Janowicz, che quatto quatto fa un passo avanti oggi e uno domani, e, solo ventitreenne, potrebbe alla lunga emergere: anche lui cerca di abbinare al servizione due fondamentali almeno decenti.
3) Galimberti ha detto bene ieri sera che alla Giorgi va insegnato anzitutto a servire. È un paradosso, perché è sotto attentissima osservazione praticamente da quando è nata, e se il servizio ha un movimento così goffo e sbagliato oggi che ha 22 anni, non lo migliora più (vero Volandri e Errani?). Rimane per me una giocatrice non bella da vedere. Temo sia anche scarsamente socievole, eccessivamente introversa, e lo dimostra il fatto che non fa quasi mai, forse mai, il doppio, che è distensivo e divertente, anche se perdi. Nemmeno qui, non è iscritta. Magari nessuna la vuole.