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Sara persevera!

by Franco Marucci

Ovvio che essere profeta di sventura scoccia: vedasi il post subito a questo precedente. Partito per la montagna giorni fa senza attrezzature digitali e disposto a un sano digiuno televisivo, ho appreso con ritardo della sconfitta netta, ennesima, di Sara Errani a New Haven. Dato che come me quasi nessuno aveva visto la precedente sconfitta di Sara ad opera di Roberta, si poteva solo congetturare e sospettare un momento no della “giocatrice romagnola”. Di fatto a livello professionistico le solite storielle del disagio psicologico non tengono: sì, sono amiche,  ma quando si è in campo ci se lo dimentica. A Palermo avevo commentato una prestazione opaca di Sara e anche sospettato una combine. Ma due match consecutivi non si regalano, e quel 6/4 6/3 rimediato a Cincinnati dice o di un partitone di Roberta oppure, come mi pare, di un evidente calo di rendimento di Sara. Tra parentesi Roberta ha poi latitato con la Jankovic. Questo calo è confermato dalla sconfitta con Makharova, battuta da Sara tre mesi fa a Madrid. Su questo mi voglio soffermare: vi prego davvero, cari lettori e Sarofili, rispondetemi coi vostri commenti: dico cioè, non pensate come me che quella partita madrilena sia stata la più bella e autoritaria e ispirata di Sara dall’inizio di questo anno? Per me partita da manuale, capolavoro. Ecco allora che il severo punteggio dell’altro giorno deve spiegarsi non tanto con una prestazione maiuscola della russa – credo – quanto con una negativa, ormai ennesima,  della nostra beniamina. Ci si preoccupa naturalmente a due giorni dall’inizio degli Us open, dove se tanto mi dà tanto… Ora, non avendo io visto dal mio rifugio montano questo incontro non posso dire se il segreto di Pulcinella di Sara è ormai a tutte noto, e se Sara andrà incontro a guai amari d’ora in poi: se cioè tutte abbiano ormai capito che il suo tallone di Achille è quel serviziaccio parabolico del tutto innocuo, che poi non sta nemmeno sempre dentro, e sul quale urge attaccare perché si fa il punto facile facile. Ma attenzione: potremmo tutti essere smentiti sonoramente, perché gli Us open sono un torneo da due settimane, dove si gioca un giorno sì e uno no, e si accumulano via via tossine e tensioni difficili da smaltire. È statistico che Sara gioca di solito bene i tornei lunghi, a patto che superi i primi ostacoli: alla seconda settimana giunge relativamente più fresca delle altre. Speriamolo. L’altra mia pupilla, la Nasty, purtroppo è discontinua e tarda a fare il salto di qualità: ma mi ripeto, le nostre e i nostri ci mettono di più a ingranare, e Nasty ha solo 21 anni.

Di buono su altri fronti c’è naturalmente che Donati miete vittorie nei piccoli tornei ITF!

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