La nostalgia della terra rossa sale, sì perché nonostante il progetto campi veloci e la sudditanza agli americani io rimango affezionato alla terra e all’erba. E’ ovvio che da un po’ a questa parte nel tennis non succede quasi nulla, e tutto è fermo, e un buon 80% dei giocatori si allena forte e un 20% gioca dove ci sono tornei. Qualcuno o qualcuna trova un buon last minute, un accompagnatore-allenatore sfaccendato, e magari un’ospitalità gratuita e va a giocare un 10 mila dollari a Antalya o negli Emirati. Un piccolissimo contingente riscuote onori, ed è dell’altro giorno la notizia che la Fed Cup è stata dal presidente Letta, e che Fognini gioca al calcio nell’Arma di Taggia.
Riprendo allora la parola per dire qualcosa sulle interviste che la Fit ha messo online alle due speranzielle nostrane, Nasty e Camila (mi sono perso ahimè le Chiquis da Fazio). Se le avete ascoltate avrete avuto conferma di come Nasty sia disinvolta e scafata davanti al microfono, e di come Camila sia un disastro con la parola. Ora Nasty ha avuto non so perché una onorificenza prestigiosa a Roma, un certo collare d’oro. Per quanto io sia un suo estimatore vorrei conoscere le motivazioni del premio. Intervistata, elegante e truccata, ha dimostrato di saperci fare. Le è stato obiettato amabilmente dall’intervistatore che in fondo chiude il 2013 nella stessa classifica WTA di fine 2012, se non qualche posto più indietro. E ha dovuto ammetterlo. Non è stato l’anno della sua esplosione come qualcuno, io per primo, sperava ed era sicuro. La ghiotta anticipazione è stata che cambierà allenatore ed entrerà nel gruppo di Carla Suárez Navarro e Muguruza Blanco. E’ la strada che prendono tutte prima o poi, andare in Spagna. E a volte funziona. In due parole mi pare che il piccolo salto di qualità debba dipendere anzitutto da una migliore conduzione mentale della partita. Tanti match li ha persi smarrendo il bandolo della matassa. Lei cita la vittoria sulla Cornet come fiore all’occhiello; io ricordo un buon match, ma perso, con la Lisicki a Stoccarda.
Circa Camila Giorgi vorrei anzitutto ricordare a Giovanni Di Natale che il suo nome di battesimo si pronuncia con l’accento sulla seconda sillaba, Camìla e non Càmila. Anche tutti i calciatori argentini, e ve ne sono un fottio da noi, che si chiamano Gabriel (come a Firenze Batistuta) hanno il loro nome pronunciato come Gábriel, ma è un errore fonetico. Tocco questa questione della lingua perché con Camila uno è costretto a rammentarsi una volta di più la strana, o ovvia, fenomenologia dello sport, che un giocatore o atleta molto bravo e intelligente sul campo si esprime poi in modo decisamente primitivo o non spiccica parola nelle interviste (forse anche nella vita). Io ricordo il caso di Gustav Thoeni, che quando si fece notare se ne stava, a domanda, praticamente muto (e non perché sapesse poco l’italiano). Ora intervistare Camila, e di interviste ne ho sentite tre o quattro, è obiettivamente un supplizio. Il buon Giovanni sembrava l’intervistato e non l’intervistatore, o l’interprete, e faceva le domande e poi dava anche già le risposte. Non riesco a pensare ad altra giocatrice del circuito che si esprima in modo così monosillabico e spiccio di Camila. Vorremmo da lei qualche sorriso, e invece ha sempre il broncio. Ma si allena a Tirrenia e lì è stata l’intervista. Questa è una buona notizia, anche se linguisticamente come si è visto continuerà a mugugnare in spagnolo. Chi la segue, e speriamo non sia solo il padre, dovrà anche in questo caso mettere a fuoco la conduzione della partita. Camila ha un anticipo sulla palla ancora più bruciante di Nasty, che rimane più potente, ma la mia idea antica è che nel tennis bisogna anche tenere e contenere.
Spiccioli: la Gioia Barbieri, un’altra mia osservata, si protende verso i quartieri medioalti del WTA ma senza fortuna. E’ una classe 1991 e quindi ha la stessa età di Camila. Purtroppo nella trasferta recente ha raccolto poco o nulla e ha rimediato due batoste da una del 1995. All’Orange Bowl una volta spopolavamo, ed è di ieri invece la sconfitta di Ramazzotti nell’under 14, ma da un giocatorino di cui si è già sentito parlare, allenato qui in Italia mi pare. Mi fermerei qui…
2 comments
ciao.!!!! Buon anno!!!! Riparte il tennis e per me e sempre un piacere leggere i tuoi commenti. .. Ovviamente oltre ai big professionisti mi piace seguire con piu interesse le giovani promesse.Quindi aspetto i tuoi post molto critici e imparziale.i ragazzi sono gia tutti in Australia iniziano 11 gennaio ho visto il calendario. A presto e auguri
Ciao Gino e auguri anche a te di buon 2014: magari l’anno nuovo ci potesse portare in regalo qualche trofeo di una nostra diciottenne visto che nel 2013 si è raccattato veramente poco nel femminile. Curioso di vedere la programmazione e i progressi delle nostre in questi ultimi mesi. La concorrenza sarà spietata, perché dovranno guardarsi dalle note coetanee e in più tenere a bada le new entries nate nel 1998 e anche 1999. Avendo seguito dal vivo tre o quattro tornei la scorsa primavera ho visto varie giocatrici già molto competitive e agguerrite. Dovessi giudicare i movimenti tennisti nazionali (dico: movimenti, a parte le singole punte), sono rimasto impressionato da Ungheria e Romania. Prima o poi sfornano la campionessa (la Romania ne ha già praticamente due, Cirstea e Halep). Dovessi poi puntare su una emergente dico Dalma Galfi, 1998: gioca uno splendido tennis ed è anche un fiorellino di fanciulla. Naturalmente le Americhe tengono in frigo i loro e le loro migliori e mandano in Europa ai giovanili solo le seconde linee. Noi italiani siamo bravi a sprecare i talenti: abbiamo giocatori e giocatrici che spopolano sui 13,14 e anche 15 anni, poi si perdono e si fermano (Jessica Pieri, Martina Zerulo, ecc.). Tra due mesi la carovana si sposta in Europa, all’aperto, e ci risentiremo!