Alle 16.17 di oggi pomeriggio Tatiana ha lasciato il campo centrale a Prato piangendo, dopo aver perso il terzo set per 6/0, e con esso il match, nella semifinale che la opponeva alla lituana Parazinskaite. Le lacrime irrefrenabili, e non nascoste, sono continuate nella piazzola davanti al calling point e alla direzione del circolo. Posto qui due foto molto simpatiche relative alla premiazione, dove naturalmente vicino a lei e con lei, senza capire forse cosa è successo, è la pupa, la sorellina più piccola. Postilla del giorno dopo: se qualcuno le vuole copiare e riprodurre lo faccia pure, ma dichiari per piacere la fonte: e che sono io, Franco Marucci, il modesto fotografo, epperò una delle due è proprio un piccolo capolavoro, non credete? Avverto anche che un mio lungo articolo analitico su questo incontro è in uscita a momenti su “Ubitennis”, ma chissà quando lo metteranno online, perché ovviamente Roma ha la precedenza, e pure Madrid.
Confesso che sono arrivato per tempo al circolo verso le 12.30 – quando era ancora in corso il secondo set di Turchetti-Bonacia – molto ottimista: ero sicuro non solo che Tatiana avrebbe vinto, ma anche che avrebbe fatto suo il torneo domani. Ciò per la proprietà transitiva cui troppo spesso mi affido: se la Para fa 6/1 6/4 con la Chinellato, se perde a Salsomaggiore con la Torelli, se qui la Stokke batte di misura la Hofer battuta da Tatiana una settimana fa 6/1 6/3…beh allora. Alt, ogni partita fa storia a sé, ma lo volevo dimenticare. Intanto Turchetti avendo vinto il primo a fatica, stava sotto al secondo. Non l’ho detto ieri ma, pur con tutta la stima che ho per Bonacia, davo favorito Turchetti. Che però stamattina sembrava apatico, opaco, e si faceva sfuggire anche qualche smorzata e qualche rimessa di quelle che giorni fa avrebbe ripreso anche su una gamba sola. Bonacia imprecava contro le racchette perché ha rotto due volte le corde. In precedenza questa Stokke, che di norvegese ha solo il passaporto, e tutto il resto è di lineamenti orientali, aveva giustamente battuto la scadente Mikulskyte. Che come se nulla fosse, dopo in ciabattine di gomma, dico la Mikul, se ne stava in tribuna a fare i compiti di storia: bella prova di senno.
Le mie rosee previsioni si sono confermate quando Tatiana ha vinto il primo set e niente di meno che per 6/1. Ma qualcosa non mi quadrava, non vedevo la giocatrice ammirata da martedì a ieri in una serie di partite-capolavoro. In realtà horribile dictu Tatiana sbagliava, commetteva gratuiti, era indecisa in alcune chiusure, si mangiava dei rigori; sennonché la Para faceva anche maggiori disastri, e mi domandavo se era lei o una sua controfigura in campo. Facevano insomma a chi giocava peggio. Forse sapete già come è poi andata. Dal 4-2 a favore Tatiana è piombata un po’ inspiegabilmente a 5-4 contro, ha pareggiato in extremis a 6 pari, ma ha giocato il tiebreak che peggio di così non si può. All’inizio del terzo, desolato, mi sono spostato scaramanticamente dalla mia postazione in curva alla tribuna centrale. Non è servito. C’era in campo ormai il fantasma di Tatiana.
Vado di fretta: forse nei prossimi giorni aggiungerò altre osservazioni. Ma state tranquilli: il pianto si è fermato, grazie agli affettuosi interventi di tutti i familiari Pieri, soprattutto la mamma, signora molto responsabile che, sembrando essere poco interessata al tennis, fa da contrappeso. Ma una domanda: non ho visto Jessica mai, da lunedì scorso a oggi. Che ne è di lei?