Mi riferisco al fatto che la Vondrousova ha un cognome che inizia come quello di un’altra…cannibale dello sport, Lindsey Vonn… Sarà difficile domani strappare il trofeo dalle mani della ceca per quello visto oggi (visto davvero: riprese di Supertennis!), benché è notorio che ogni match fa storia a sé. Superiorità imbarazzante oggi della bionda giocatrice di… Sokolov (città che non conosco), che ha veramente scherzato la Masarova: demolita, distrutta, irrisa dall’alto di una superiorità schiacciante. Erano in fondo in campo due connazionali o quasi: non ho fatto ovviamente ricerche di archivio ma i genitori di Masa possono benissimo essere originari della Repubblica Ceca. E ricordo comunque al bravo telecronista di Supertennis che se si pronuncia Sharàpova ormai da tutti non si vede perché si debba cocciutamente dire Masaròva e Vondrousòva. Basta un piccolo sforzo. Tra parentesi la grafia giusta del nome della giocatrice è Markéta Vondroušová, e la pronuncia dovrebbe essere la seguente: vondrùsciova. Non potevo esimermi, da linguista quale sono (oltre che tennista).
In omaggio alla loro razza queste due giocatrici sono due… cavallone. E cioè alte già più della media (almeno delle italiane…) e ben tornite e già fisicamente adulte: dimostrano più, ben più di 16 anni. E giocano un tennis di frustate, di ritmi rapidi, di ricerca immediata del punto, di pressione. Masa era una outsider indubbiamente, ma non ha demeritato sino ad oggi. Ha una palla pesante, si muove non male, riprende le accelerazioni, rientra al centro, e piazza anche qualche vincente. Buoni dunque i fondamentali, ma ha un servizio bruttino a vedersi, con lancio di palla troppo basso e troppo laterale. Ovvio che con Marketa appena le dai una palla facile, piano e corta, sei fritta. E in queste occasioni Marketa è devastante. Giocatrice istintuale, sembra non fare fatica a chiudere punti imprendibili; ti ruba il tempo. Naturalità eccezionale del colpo, dunque, e vero slice mancino del servizio a uscire soprattutto sul dispari: cosa questa che le nostre mancine come Bilardo e Isa di Russia imparino, tra parentesi. Il pelo nell’uovo su Marketa? Beh qualche rovescio va fuori gratuitamente, e credo che l’unica contromossa possibile sia giocarle sistematico sul rovescio, ma profondo profondo, perché se alzi e la fai avanzare ti tira una frustata imprendibile: oppure ti piazza una smorzata coperta micidiale e in contropiede. Dunque il rovescio è lievemente falloso, e ogni tanto la ceca fa qualche regalo con qualche tiraccio in rete o fuori. Ma ne avessimo con questo braccio! Ed è come lamentarsi del brodo grasso.
Jessica come temevo o scongiuravo ieri ha giocato al 70% o forse anche meno del suo potenziale ed è andata sotto. A proposito: onori all’amico Barbolani che con il suo solito colpo di fortuna e informazioni carpite chissà dove ci ha preso! Anzitutto ero ansioso di vedere all’opera Jessica dopo vario tempo che la giudicavo al buio e che chi voleva parlarne con cognizione di causa doveva nuotare sino a SM di Pula o recarsi in auto a Santa Croce (che occasione d’oro sprecata tra parentesi!). Me la ricordavo come una giocatrice leggera, furba, attendista, capace di approfittarsi dei gratuiti delle avversarie, e più difensivista che attaccante; per cui mi lasciava perplesso l’annuncio del telecronista che Jessica sta coi piedi dentro il campo e cerca subito anzi anche troppo presto il vincente. Anzitutto però due parole di presentazione di Charlotte Robillard: sovrasta Jessica di 20 cm buoni di statura, ha lunghi capelli biondissimi e anche però due belle spalle larghe e soprattutto due bei cosciotti che ti fanno dire già dal palleggio: sarà anche potente, ma forse si muove male. Ed è mancina ahimè. Soprattutto ha un bel grugno da pugile che non promette nulla di buono. Comunque l’incontro si avvia e mette in chiaro che la Robi è lenta di carburazione quanto è veloce Jessica, che abbrevia i tempi, mette all’angolo il pugile canadese, staffila con diritto e rovescio e comanda e va 4/1. La Robi pare rivelare di essere appunto troppo grassa, lenta e pesantissima negli spostamenti, e se ogni tanto carica bene e pulisce le righe con il diritto è fallosa di rovescio, e fa anche doppi falli sebbene il movimento mancino sia quello classico e la palla prenda parecchio slice, ancorché ogni tanto metta la prima piatta e centrale che fa ace.
Prima di proseguire mi è venuto di comparare strada facendo le due sorelle Pieri, conoscendo io Tatiana come le mie tasche. Servizio uguale e cioè un boomerang da farsi il segno della croce. Ma diritto e rovescio più tesi e potenti da parte di Jessica, il che fa pensare che anche Tatiana finirà per evolvere in questa direzione. Poche rotazioni, stesso uso oculato della smorzata, stesse incertezze a rete, sennonché Tatiana ha paradossalmente due vantaggi rispetto alla sorella (oltre ai due anni di meno): è molto più flemmatica in campo e prende i suoi tempi tra punto e punto, si ferma per ricapitolare le idee, laddove Jessica ha una fretta pazzesca e frenetica; secondo, non ho visto Jessica tirare un back di rovescio che sia uno: forse è un colpo che le avrebbe permesso di respirare e avrebbe anche messo in difficoltà le impugnature molto chiuse della canadese. Tra parentesi il servizio molle di Jessica, privo di qualsiasi spin, metteva in difficoltà la canadese che doveva piegarsi parecchio per raccoglierlo.
Non che Jessica abbia perso per questo però. Quale dunque la chiave del match? Molto semplice e da grammatica del tennis: da principio Jessica pressava e chiudeva e lo si fa solitamente a cuor leggero a inizio match; dal canto suo Robillard faticava a rimettere dall’angolo e subiva; tanto che io stesso urlavo a Jessica dalla poltrona: falla muovere ed è fatta. Poi dal 4/1 il match è girato complice un passaggio a vuoto di Jessica incapace di mettere a segno una di ben sei palle del 5/1. Nonostante sia stata rimontata Jessica poteva ugualmente chiudere a suo favore il primo set essendo stata in vantaggio per 6/5; inesorabile la Robillard si è rifatta sotto e ha agguantato il tiebreak e lo ha vinto. Come sempre una scende e l’altra sale. È scesa soprattutto di intensità e di coraggio Jessica, che ha tirato un po’ indietro il braccio e non riusciva più a chiudere con il vincente secco. Come si suol dire Jessica per fare punto secco deve giocare sopraritmo, non è quella la velocità naturale della sua palla: se il punto scotta i vincenti sono più morbidi o vanno in rete o fuori. Per contro la Robillard maturissima eppur sedicenne attuava un gioco del tipo sanguisuga, facendo muro e scambiando senza sbagliare (altro che: improvvisamente riprendeva tutto e il punto non era mai chiuso) e poi andando a raccogliere o il gratuito o il suo vincente di contrattacco. Il colpo migliore della Robillard è ovviamente il diritto spadellato o anche raccolto a cucchiaio e quindi uncinato da vera mancina, ed ecco perché – mi ripeto – forse qualche back basso e radente di rovescio poteva farle un po’ di male. Jessica ha avuto insomma un blackout di una mezzora che le è stato fatale, e la rimonta della canadese ha lasciato il segno psichico. Nel secondo set Jessica è andata dapprima alla deriva e il match sembrava finito, poi si è rifatta disperatamente sotto (altra cosa che riesce quando il match è compromesso) e pareva a un certo momento (sul 3/3) che potesse addirittura rimontare. E invece no.
Match, tutto sommato, non di quelli “francamente modesti” come diceva Tommasi, ma insomma un’altra cosa rispetto al precedente, e di livello tecnico decisamente più basso, sebbene più avvincente. Peccato Jessica.
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Eh già peccato Jessica. Ero in loco, benchè oggi si potesse seguire anche in TV, ma visto che non l’avevo mai vista giocare dal vivo sono andato. Peccato, appunto non si può dire molto altro, perfetta la tua analisi, francamente mi immaginavo una Pieri molto cinica, molto in focus sulla partita invece se ha un punto debole (a parte l’ovvio fisico minuto) è proprio nell’atteggiamento mentale, il primo era fatta e anche nel secondo sul 3 pari pensavo la facesse sua, invece si è spenta un po’. Peccato anche perché dai conti che avevo fatto bastava andare in finale per avere i punti per giocare le qualificazioni a Wimbledon, insomma sarebbe stato un finale di carriera junior con la ciliegina. Adesso secondo me dovrebbe mollare definitivamente l’under 18, inutile fare trasferte costose all’estero, a meno che non gliele paghi la federazione s’intende, oramai per qualificarsi per gli slam c’è troppo poco tempo… è ora di pensare al ranking WTA.
Leggevo stamani su Repubblica un’intervista sul Bonfiglio al direttore (fo tutto io) Sergio Palmieri intitolata “I futuri campioni del tennis passano ancora tutti da qui”.
Quello è infatti il concetto un po’auto elogiativo col quale Palmieri replica alla domanda cattivella del cronista: “Ma nell’epoca dell’evoluzione e del sempre più veloce, un trofeo come il Bonfiglio ha ancora un senso?”
In realtà bisognerebbe prendere atto del fatto che sono ormai quasi quarant’anni che un futuro campione del tennis non vince il Bonfiglio. L’ultimo vincitore/vincitrice destinato poi a salire ai vertici fu Lendl addirittura nel 1978. Da allora fra i vincitori, tanti buoni futuri mediani e oneste giocatrici, ma mai più un vero campione. Chissà perché.
@ Barbolani. Anzitutto complimenti nuovamente per aver azzeccato le finaliste: sapevo della tua bravura – che dico: imbattibilità! – nei quiz letterari, fotografici e musicali, ma non in quelli tennistici. Sei come sempre il vincitore: e pensare che un altro partecipante, noto pubblicista, ha dato vincitore del maschile Fritz che oggi ha perso. Quanto al premio: ho dimenticato di pubblicare il regolamento a suo tempo, e cioè che si… riscuote dopo la vittoria del decimo quiz, e quindi hai ancora molta strada da correre. Quanto al futuro dei vincitori dei tornei giovanili sono d’accordo e a tal punto che in un lontano mio post ripercorrevo l’elenco dei vincitori dei Grand Slam giovanili degli ultimi decenni rilevando che una buona, e cioè piuttosto alta percentuale di questi sono naufragati e non se ne è più parlato. Quindi giusto, pochi sono stati i campioni del domani passati dal Bonfiglio. Sennonché è anche vero che la maturazione di un giocatore di tennis dipende da un insieme di fattori, come e più che negli altri sport. Suggerirei comunque di abbassare il limite di età ai 16 anni per rendere questi tornei credibili (in genere le femmine diciottenni non li fanno). Sennonché dai 15 ai 18 anni i maschi non sono salvo eccezioni competitivi nell’ATP e senza i giovanili non saprebbero dove provarsi.
@ Lukas. Le Pieri hanno cominciato il 2015 dando un colpo al cerchio e uno alla botte: cioè facendo ITF 10 mila e insieme qualche giovanile. Non so quanto Jessica avesse programmato Santa Croce e il Bonfiglio, per fare il quale ha usufruito di uno SE mi pare. Certo che la programmazione è difficoltosa sia per la tasca che per la classifica necessaria per partecipare ai vari tornei. Sono d’accordo che ora Jessica deve chiudere con i giovanili e buttarsi nell’ITF senior, dove per ben figurare deve però irrobustirsi e soprattutto… comprare da qualche rivenditore autorizzato – come del resto anche la sorellina – un servizio decente. Sarà un terno al lotto e si rischia di impantanarsi in una terra di nessuno: basta vedere cosa stanno combinando le reginette del 1996, alcune delle quali sono scomparse di circolazione, ferme e forse perdute per le alte sfere, e altre annaspano nell’anonimato, e delle quali solo la Paolini, che nessuno pronosticava, sta facendo qualcosa di buono (ma con quali mezzi e quali prospettive?). Stammi bene Lukas.
Voglio fare una rivelazione su come è stato facile azzeccare il pronostico. L’avevo d’altronde subito premesso che il quiz era “molto semplice”.
1) Bastava infatti affidarsi alla matematica e prendere per buoni i giudizi e i calcoli degli organizzatori del torneo. Infatti al momento della proposizione del quiz c’erano qualificate agli ottavi, sedici tenniste. Di queste sedici, le teste di serie superstiti erano sette e precisamente le n. 2, 7, 9, 10, 11, 14, 16. E’ bastato indicare come vincitrice e finalista a sorpresa le prime due della lista e cioè la Vondrousova (n.2) e la Robillard (n.7). Criterio quindi automatico ed elementare.
2) Ma no, confesso. Le due sono state invece scelte col criterio opinabile, ma non troppo, che erano le uniche due mancine.
3) Anzi il fattore decisivo, forse il più attendibile, è stato che erano le due alle quali il mio bookmaker dava le peggiori quotazioni.
Ma sarà davvero così?