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Punteggio troppo severo

by Franco Marucci
Tatiana e Federica

Tatiana e Federica

Nell’ultimo post esprimevo la speranza che Tatiana potesse prima o poi vincere un torneo, e magari mi auguravo potesse già avvenire al Mundial de tenis ecuadoriano  chiuso ieri. Non era impresa impossibile, o meglio cioè come sempre bisognava sperare in due variabili combinate. E cioè che Tatiana conservasse quella concentrazione, quella voglia di vincere, quell’assenza di appagamento che spesso la coglie; e che la Pervushina continuasse ad essere quell’avversaria meno imbattibile che di solito è, e ripresentasse quei segni molto strani di crisi e di insicurezza qualche volta evidenziati negli ultimi giorni. Queste due variabili sono evidentemente tutte e due saltate, e Tatiana, avendo vinto anche il doppio, e fatto poco meno che l’en plein, non ha saputo o voluto spendere energie mentali e profondere altra e alta determinazione (forse perché non ne aveva ormai più!), e – naturalmente non ho visto il match e solo me lo immagino – ha resistito dignitosamente per un set e poi ha mollato. Di là dal campo la Pervushina, punta sul vivo, e minacciata, ha messo i puntini sulle i e ricordato chi è, e che soprattutto sbaglia chi ha sospettato un suo appannamento. Dunque non è certo un divario di 12 a 3, che sarebbe davvero preoccupante, quello tra le due giocatrici.

Mi pare sia questo l’ultimo dei tornei sudamericani disputati dal nostro quartetto. E urge un bilancio. Tournée altamente positiva e un plauso alla Fit che ha ripetuto l’esperienza. Tutte e quattro, con la possibile eccezione della Maffei, hanno fatto buoni, ottimi e anzi eccellenti risultati. Soprattutto perché per quattro settimane le giocatrici non avrebbero svolto attività agonistica bensì solo allenamenti preparatori, forse come sempre anche ripetitivi e monotoni e noiosi.

Si torna a casa con Tatiana che ha messo mano su due trofei di doppio e una finale di singolo e vari quarti: per gli statistici è la prima volta in carriera che Tatiana vince un trofeo Itf, sia pure di doppio, e anzi bissato, e che arriva in finale in singolo: soprattutto da notare che si tratta di risultati tutti  ottenuti in Grade 1, benché come si è detto di tipo semidebole. Bilardo ha vinto con Tatiana due titoli di doppio ma non brillato, se non quasi deluso in singolo. Ma mi pare abbia fatto una semi e come Tatiana torna a casa con un balzo in avanti in classifica di quelli lunghi lunghi. E Mary Viviani ha anche lei gustato la papaia e ottenuto anche lei una finale e si è ben comportata egregiamente ed è quella che ha messo in tasca l’assegno più cospicuo in termini di punti. Mary e Tatiana non giocano poi tanto diverso e sono due – uso spesso questa similitudine – della categoria delle api operaie. Non hanno uno spiccato talento e un braccio d’oro, ma macinano gioco giudizioso e profittatore per ora di rimessa, enormemente redditizio nel tennis giovanile, sebbene inutile in quello senior. Non mi stupirei se, partendo dalle retrovie, Mary mettesse in fila e lasciasse dietro in breve tempo tante che fino a oggi le stavano davanti, e su cui si sta facendo affidamento perché hanno più fisico, più colpi e più attitudine. Ricordate la Errani? Nessuno scommetteva un mezzo dollaro bucato su di lei quando aveva 16 anni, poi si è visto.

Circa Tatiana, considerata la jella che le è abituale, teniamo fingers crossed: il dunque arriverà fra un paio di mesi con la sfilza dei tornei italiani giovanili. Dove alcune saranno fuori portata per lei e le altre, come le solite -ova, e altre che non erano in Sudamerica e si faranno vive.  Quindi ci sarà sempre da lottare. Rinnovo il mio auspicio, che una giocatrice così seria e responsabile come Tatiana possa prima o poi mettere in bacheca un trofeo.

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