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Azzurrini portabandiera a Parigi

by Franco Marucci

 

Federica Bilardo

Federica Bilardo

La settimana che si chiude non è stata tra le più fauste per i nostri colori. Il Roland Garros si è aperto con la consueta falcidia dei nostri e delle nostre: ciò benché il torneo possa essere anche più facile per paradosso, nei primi turni, come tutti i Grand Slam, di quelli da una settimana: le qualificazioni sono una bella corsia spalancata e in discesa per il semplice fatto che 64 giocatori potenziali iscritti sono già in tabellone e il taglio basso è… molto alto; e si trovano match abbordabili; idem nei main draws dove vi sono parecchie wild cards generose, qualificati di non eccelso valore, e con un pizzico di fortuna si può finire entro il corridoio giusto, e trovare i primi due turni fattibili o anche beccare una tds alta e magari fuori forma o in ritardo di preparazione o poco duttile sul rosso. Si aggiunga che questo è dopo gli Ausopen il primo torno che nei maschi si gioca in tre su cinque da vari mesi. L’unica nostra ad approfittare del cumulo di possibili circostanze favorevoli è stata Karin Knapp, e tutti i siti e i giornali fanno titoloni su di lei. Ammiro la Knapp anzitutto per motivi linguistici: è una altoatesina che parla il miglior italiano tra i numerosi atleti sudtirolesi; anzi con inflessioni addirittura romanesche. Scherzi a parte è una giocatrice che merita un plauso per non aver mai mollato dopo infortuni vari e traversie che ne hanno condizionato la carriera. Credevo anch’io in lei dieci o otto anni fa quando proprio al Roland Garros fece intravedere un gran tennis sorretto da un bel fisico, tanto che Clerici si espose e affermò che poteva nascere, era nata la campionessa.

Ora però questo bel cammino della Knapp maschera le croniche e aggravate magagne del nostro tennis ATP e WTA: non abbiamo un giocatore decente a parte Seppi al momento e da dietro i giovani stentano e non sono competitivi; Schiavone e compagne sono al capolinea e Giorgi, l’unica giovane e competitiva, se non fa presto diventerà una giocatrice che potrà vincere match erratici e saltuari, e anche prestigiosi, ma mai un torneo di quelli che contano. Si affretti: gli anni cominciano ad essere 25, ma Vinci alla sua età aveva vinto ancora pochissimo e non dava segni di diventare quello che è diventata. Con questo Roland Garros anche Errani diventa ufficialmente una giocatrice di seconda fascia.

Da dietro pure nel femminile niente di niente, e Jessica Pieri che sembrava potesse salire ancora dopo il fine 2015 e un discreto inizio 2016 fatica a tenere il passo e a Grado cade con le pari classifica: momento delicato per lei. C’è appunto e sempre un bel deserto nelle femmine tra il 1990 e il 1997, e purtroppo ci sarà.

In compenso non cattive notizie vengono dalle quali del torneo Junior del Roland Garros, dove un fracco di nomi sono ormai arcinoti a chi ha seguito il giovanile negli ultimi mesi: molti sono già in main draw, altri si sono battuti nelle quali. Tre dei nostri iscritti su quattro hanno centrato il bersaglio, e hanno dato prova di una ritrovata combattività: il solo Summaria ha perso ma in tre set da Fokina ispanico che ha ben giocato al Bonfiglio; Balzerani sembra uscito dal pauroso appannamento seguito al torneo fiorentino, soprattutto Stefanini e Bilardo hanno l’una battuto la forte Burrage vincitrice di Salsomaggiore, dove Stefanini era stata battuta proprio da lei (e sono 2-1 a favore della nostra nei testa a testa mi pare), e l’altra vinto i suoi due match con grande autorità, facendo sperare che abbia acquisito maturità e sicurezza. Rimane il fatto che solo due dei nostri sono in main draw di diritto, Caruana e Pieri, e il cammino da domani è in salita.

 

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